giovedì 29 dicembre 2011

Wannabe: Miranda Kerr

So di essere sfigata, ma io da quando ero piccola mi innamoro delle persone. O meglio, dell'immagine di certe persone.
Alle medie c'era Francesca, aveva quello stile un po' easy ma sempre un po' figa, con la pancetta di fuori, con le magliette aderenti della Onyx e i jeans baggy e la camicia aperta davanti. E io allora mi mettevo la maglietta della Onyx, la camicia di jeans di 3 taglie più grande (era di mio fratello, pensavo che dentro una cosa grande io sembrassi più magra) e i jeans con la cintura nera con le borchie. Peccato che fossi più pagnottina delle altre e il risultato, immortalato nella mai più dimenticata foto di classe della II media, sia stato terribilmente penoso.
Oppure c'era Arianna, più grande di me e schifosamente magra. Bhè grazie, faceva nuoto. Io facevo danza due volte a settimana, o meglio, rotolavo in sala due volte a settimana. Era magra. Si metteva le magliettine aderenti, la camicia aperta e i jeans. E per me era figa.
E allora volevo tutto come loro: l'astuccio, lo zaino, i capelli.

Questo desiderio di emulazione direi che è piuttosto tipico delle persone che hanno scarsa stima di sé (maddai) e infatti con gli anni non è di certo migliorato, semmai ho cominciato ad ispirarmi (omaggiare?) persone ben più lontane dalle mie compagne di classe.
Per esempio ora c'ho il trip di Miranda Kerr. 



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giovedì 22 dicembre 2011

Cazzomimetto: Indovina il designer

Uno dei miei giochi preferiti quando vado a fare compere è indovinare a chi Zara -o chi per loro- si sono ispirati per le loro collezioni.
Facendo questo mestiere (per il mio lavoro non serve ad un cazzo sapere cosa ha portato in passerella Celine l'anno scorso, ma vabbhé, chiamiamola cultura personale) la cosa mi risulta un po' facilitata ma devo dire che osservare quello sguardo negli altri quando indossi una copia perfetta delle scarpe di Stella McCartney della passata stagione... non ha prezzo
Come si dice, l'imitazione è la più alta forma di ammirazione?

Ecco, appunto.

Look di sfilata: Celine PE 2011
Look Cazzomimetto: Camicia Sandro, Top Sandro


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domenica 18 dicembre 2011

Pagelle di Stile #5

In quanto vostra dittatrice del buon gusto dovrei e potrei darvi mille consigli su cosa indossare durante le feste, come abbinare il tubino di velluto con il cappone e le patate, come acconciare lo chignon posticcio per la messa delle 11.30 ed essere in tempo a casa per scaldare gli antipasti caldi, MA questo mondo ci ha dato già Silvia Toffanin e chi sono io per rubarle il mestiere.
Ecco quindi che posso rantolare le mie ultime pagelle di stile prima delle vacanze certa di tutta la vostra attenzione, ora che siete ancora tutti in ufficio a pensare a come raggiungere il budget del mese di dicembre (cose da niente) anziché in cucina a sventrare pesci e a cucire arrosti.

Blake Lively




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mercoledì 14 dicembre 2011

Natale, gli alberi, gli addobbi, le lucine e tutto il resto

Caro Babbo Natale,

Mi è venuto in mente di scriverti una lettera come si deve, che insomma, è un po' che non ci si sente io e te.
L'altra settimana, mentre ero a casa di mio cugino mi è caduto l'occhio sulle tre letterine pronte per, rispettivamente, Santa Lucia, Babbo Natale e la Befana. Erano cinque righe scritte in stampatello con la matita, forse con una penna nera. Da qualche parte mancava un acca, o ce ne era una di troppo. Mi ha colpito però, sarà a causa del lavoro che faccio, la stitichezza del testo e la scarsità della grafica. Qualche parola come “portami due bustine di Sailcazzo Nuove Forze” e di altre cose che avevano nomi simili a farmaci e mancava che chiosassero con un 'cordialmente'.
Io gliel'ho anche fatto notare che le cose non si chiedono così, ci vuole anche il visual, facci qualche disegnino a sto Babbo Natale ci ho detto. Te lo ricordi? Io facevo dei megadisegni, mi impegnavo di brutto. Però non me lo dimentico che Barbie Totally Hair non me l'hai portata alla fine eh, minchione.
Comunque, ci tengo a mostrare loro che le letterine per i Babbi vanno fatto bene, bisogna saper introdurre le richieste, bisogna girarci intorno. Quindi, visto che dire “quest'anno sono stata brava” mi pare eccessivamente sbrigativo, ricapitoliamo insieme questo splendido anno di merda appena trascorso.

Gennaio
Uh che mese brutto questo. Stavo con il Ken, te lo ricordi? E te lo ricordi che quando siamo entrati a casa sua abbiamo scoperto che c'erano stati i ladri? Cioè, BABBO DI MINCHIA, te lo ricordi o no che I LADRI sono il mio terrore più granderrimo? Hai presente cos'ha voluto dire, PER ME, vedere casa (vabbhè, è casa sua ma allora? Ci sono affezionata) ribaltata, con i segni di quei farabutti sulle pareti? Hai presente la paura? Ecco. E come se non bastasse poi tipo ci siamo pure sfanculati. Non mi pare di buon auspicio cominciare l'anno così, ma andiamo avanti.


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martedì 13 dicembre 2011

Shopping Night: C'avete 40 anni, ma vi sentite?

Ho un cumulo di roba da stirare, c'ho da lavarmi i capelli, c'ho da scrivere un post.
Seguendo l'ordine di priorità della mia vita, viene prima il post dell'igiene personale e dell'ordine della casa quindi mi metto di buona lena a scrivere di lucine, festoni e alberelli ma poi, PER CASO, capita che mi accorgo che sta per cominciare Shopping Night, no dico, ma allora ci credono veramente e hanno girato più d'una puntata?
CI CREDONO VERAMENTE QUESTI A REAL TIME?

Non riesco a fare altro, non riesco a concentrarmi su nessun altro argomento che non sia la voglia di incenerire Enzo e Carla. Carlo e Enza, Enzo ed Enza, Carlo e Carla o come minchia si chiamano quei due.

Presentano le concorrenti, ODDIO MA SONO VECCHIE.
Tentazione di cambiare canale perché lo stile delle cougar non mi interessa.

Peggio, non sono cougar. Sono wannabe. Non ho più la tentazione di cambiare canale perché sento odore di litigi mal scritti, spontaneità innaturali, dialoghi indecisi. 

I programmi mal fatti sono il mio guilty pleasure.

Concorrente 1 “Per me la moda è una corrente culturale”
Sto per cadere dal divano.
Concorrente 3 “Ho uno stile radical chic”
Desidero lanciarmi giù dal soppalco.
Concorrente 3 “Io compro gli abiti nelle stock house”
Ha detto veramente stock house? VERAMENTE?

Mi chiedo perché le concorrenti finora siano tutte vecchie. Non voglio essere offensiva nei confronti delle quarantenni eh, intendiamoci: io di anni ne ho venticinque ventotto e mi sento già vecchia.
Quello che non mi è chiaro è perché qualcuno a Real Time crede che il pubblico target di questo programma siano le quarantenni. Io non ne ho manco 30 e per me è già cult. 
Ma avete presente delle ventenni cosa potrebbero fare là dentro? Avete presente IL SANGUE? Altro che battutine acide scritte da qualche autore gay con l'invidia della vagina. Un combattimento tra galli dovrebbero fare, altro che.

Concorrente 3 “Penso che un sogno così non ritorni mai più”
Ho deciso, sei un idolo.
Non cambio canale solo perché voglio vedere quanto a fondo riuscirà ad andare.

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venerdì 2 dicembre 2011

Cazzomimetto #2

Sono in sbattimento.
Voglio una fottuta giacca color cammello, non troppo pesante che mi consenta di indossarla sotto i 312 cappotti che ho e non troppo leggera che mi faccia morire di freddo in ufficio.
Ho setacciato tutto l'outlet di Serravalle due settimane fa e gnente.
Ho setacciato tutto corso Vittorio Emanuele una settimana fa e gnente.
Ho setacciato tutta la lista di negozi online che conosco (Zara, Sandro, Cos, Yoox) e gnente.
Quanto è frustrante una situazione del genere? Sapere di volere qualcosa, avere le idee chiare, essere La Cliente Modello Per Qualsiasi Commessa e non avere delle scelte a disposizione?
Quella sensazione che si prova quando esci il sabato pomeriggio con quella precisa intenzione di portarti a casa qualcosa di nuovo avvolto in una velina dentro una shopping di carta e alla fine tornare a casa a mani vuote?
Quella frustrazione, quello smarrimento, quella cosa che dici 'ODDIO, STO MALE FORSE?'.
Quella sensazione che provi SOLO DA ADULTA quando tua madre un mese prima di Natale ti dice 'dai, dimmi che vuoi come regalo che faccio prima' e tu, molto saggiamente rispondi 'Ma no mamma, ormai tutto quello che mi serve me lo compro da sola' e prima che lei possa anche solo aprire nuovamente bocca dire 'bhè ma sai forse, UNA LAVATRICE'.

Visto che non voglio che vi troviate nella mia stessa situazione che chiamerò Frustrazione Commerciale, sono qui a segnalarvi un po' di cosette che magari voi state cercando forsennatamente come me e ancora non vi siete inciampate sopra.

La camicia di jeans.
Terrore, terremoto e traggedia degli anni '90. Per anni l'ho ripudiata come capo d'abbigliamento: è country, è used, è maschile, fa Casa nella Prateria, fa grunge, fa underground, fa Nirvana, fa Brenda Walsh, ha la vestibilità di un abito di cartone e non si addice al visino da bambolina che ho.
Balle, come al solito.
Sono nel trip da camicia di jeans. Infatti ho in mente questo look (e magari un giorno vi spiego perché) della giacca cammello, della camicia di jeans aperta e la t-shirt bianca sotto con dei pantaloni alzaculo di velluto a costine (che insieme alla t-shirt già CELO).
Solo che non posso comprare una camicia (in aggiunta a quella che ho dal lontano -eh?- 2000) per un-outfit-uno-soltanto. Ecco allora che mi sono ispirata ad altri look, perfettamente in linea con la mia indole da wannabe aspirazionale, come Celine.


Celine - Pre Fall 2011



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mercoledì 30 novembre 2011

Storia Contemporanea: Victoria Beckham dal 1998 al 2011

Victoria Beckham ha fatto un ottimo lavoro. 

Dal 1998 ad oggi, nell'ordine:
- Ha fatto parte di un gruppo che ha avuto un successo mondiale e ha segnato l'infanzia e l'adolescenza di milioni (e milioni) di persone (come me)(e come voi)
- E' stata universalmente riconosciuta come 'posh' nel periodo in cui andavano di moda i lucidalabbra roll-on e le scarpe della Fornarina
- Ha trovato, nel marasma del calcio inglese, il calciatore più figo e sconosciuto e l'ha fatto diventare Il Calciatore Più Figo e Conosciuto Al Mondo
- Se l'è sposato
- C'ha fatto 3 figli, maschi
- E' dimagrita
- S'è tagliata i capelli corti. Rimanendo figa
- S'è trasferita a Los Angeles dando inizio alla parentesi estetica peggiore della sua vita
- E' diventata una tamarra quando ancora i tamarri non andavano di moda
- S'è fatta bionda
- S'è messa le extension
- S'è rifatta le tette
- E' sopravvissuta alle corna
- Per distrarsi dalle corna e dalla peggior tinta dei capelli evah, ha cominciato a disegnare jeans
- Poi occhiali
- E' tornata insieme alle Spice
- Ha lasciato le Spice

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lunedì 28 novembre 2011

Manhattan - W. Allen

A me mancano le basi non solo nel trucco a quanto pare, ma anche nella conoscenza del cinema MONDIALE.
Sto recuperando un po' alla volta, non c'è fretta.
Ci tenevo particolarmente a vedere questo film. Così, per farmi una cultura. Eppoi perché se dici che non hai mai visto un film di Woody Allen è peggio che dire che non hai studiato latino alle superiori.


Una cosa che mi caratterizza è che i film che il resto della società trova dei masterpiece inappellabili, io li trovo quantomeno discutibili.
"Per chi l'ha visto e per chi non c'era" ecco il recap.

MANHATTAN di e con W. Allen, 1979

 
C'è Lei, c'è Lui. Ci sono altri due sposati.
Lei è minorenne e ha una voce insopportabile.
Lui effettivamente è un cesso rotto (tutto si può dire tranne che Woody Allen sia piacente e piacione) ma ha quella parlata a mitraglietta e contorta che in fin dei conti affascina.
Escono, fanno cose, vedono gente.
Allen ha due ex mogli nel suo passato di cui una strafiga, una Meryl Streep S T U P E N D A che l'ha lasciato perché piuttosto che farsi tutte quelle seghe mentali ha preferito diventare lesbica. 

Quello sposato che si chiama come un'università e indossa giacche di velluto a coste, fa le corna ad una moglie bellissima con una Diane Keaton che non ha ancora scoperto l'uso della spazzola.
Diane Keaton è rompiballe come una zecca attaccata ai maroni, parla sempre e non sta zitta manco per farti un favore. Ed è di Philadelphia, per chi non l'avesse capito.
Allen, detto Ike, piace a tutte belle e brutte. Sopratutto a quelle più alte di lui.
Quello che si chiama come un'università decide di lasciare Diane Keaton per qualche strano rimorso morale nei confronti della moglie.
Diane Keaton esce con Ike, inizialmente solo perché insieme parlano per ore senza sostanzialmente dirsi un cazzo.
Poi si scoprono innamorè.
Allen lascia la Minorenne, non senza prima averla mezza sputtanata per tutto il film per farla sentire sempre quel q.b. inadeguata.
[Forse le ha detto qualcosa tipo ' mi sembra di parlare con un comodino', o forse me lo sono sognato]. 



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lunedì 21 novembre 2011

Storie di Vita Vera: E il dramma dell'eyeliner

Ombretto nero.
Bianco.
Pennellini.
Eyeliner liquido.
Pennellini.
Ombretto perlato.
Oro.
Smoky eyes.
Kajal.
Ombretto marrone.
Ombretto bronzo.
Champagne.
Oro.
Pennellini.

Questo è solo parte del trip nel quale sono entrata.
Io non capivo perché. Giuro, non lo capivo.
Per anni non me n'è mai fregato una mina di truccarmi gli occhi. Un po' di mascara, una linea di matita morbida nella rimapalpebraleinferiore e #ciao.
Più o meno inconsapevolmente vivevo di rendita dei miei grossi -grassi- occhioni azzurri. Cerulei, dico io. Che son più fighi.
La verità è che io non so truccarmi gli occhi. Ho sempre puntato tutto sulla bocca.
A 14 anni avevo le labbra nere, ma NON perché mi avessero preso a pugni, ma perché avevo capito che le mie labbrone sembravano più piccole e chic se erano pittate di scuro. Poi, a capire che delle labbra nere non erano chic, ecco, magari lì c'ho messo un po'.
Posso dire, con una punta d'orgoglio, che in fatto di tonalità, pennellini, sfumature, applicazioni e CONSISTENZE sono una PRO per quanto riguarda i rossetti.
Rossetti, lucidalabbra, rossetti mat (erano gli anni '90, ricordiamocelo), rossetti idratanti, glitterati, multisfaccettati, a lunga durata, perlati, lucidalabbra a roll-on, con pennellino, con spugnetta, a tubicino, a vasettino.
Ne so a pacchi. Ma d'altra parte chi non?
Tutte noi donne ne sappiamo a pacchi di trucchi. Non si può arrivare a 30 anni indenni dalla conoscenza delle Sacre Scritture del Make-up.
Io so dei rossetti, dei lucidalabbra, degli illuminanti, dei fondotinta liquidi, di quelli compatti e di quelli minerali (The Ultimate Fondotinta Evah), dei correttori, dei fard (no, non lo chiamerò mai BLUSH) ma non so un benemerito cazzo dell'EYELINER.

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mercoledì 16 novembre 2011

Pagelle di stile #4

I red carpet abbondano, l'industria del cinema non si ferma mai, i ristoranti sono pieni, sui voli non c'è spazio nemmeno per un beauty case e le strappone sono sempre in giro.
Eccovi la selezione di ottodicootto stronzette, equamente divise nel mio favore tra quattro che ce l'hanno fatta e quattro che potevano stare a casa con la copertina sulle gambe.

Partiamo dal basso della lista, la ormai sconosciuta...

LeAnn Rimes



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martedì 15 novembre 2011

Ma non ce le hai delle amiche, uno specchio, una coscienza: Hilary Duff

Grande ritorno di questa rubrica, ormai compresa nelle più articolate Pagelle di Stile.
Non ho il tempo di dilungarmi ma sostanzialmente perché serve poco più che un commento didascalico a queste immagini.



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lunedì 14 novembre 2011

La tragedia tutta maschile dell'essere più basso di Lei

E' un argomento che inevitabilmente mi tocca da vicino, essendo alta 1,77 (giuro, non lo sapevo che anche la Ferragni è alta così ma il fatto che voi lo sappiate mi preoccupa).
Sono alta, molto alta per essere una donna. Non ne conosco molte più alte di me.
Da Donna Alta vi posso dire che ci sono un paio di cose che mi fanno uscire di testa. Ad esempio le osservazioni sulla mia scelta di calzature.
Hanno i tacchi. E QUINDI?
La scelta delle scarpe è una questione di stile, di buon gusto, di buon senso. Non sono degli strumenti ortopedici. Le scarpe con il tacco non servono per farci diventare più alte. Se fosse così, andremmo in giro con i trampoli.
Io metto i tacchi perché amo quella speciale andatura che regalano i tacchi. Non si tratta dell'altezza, dei 13 cm in più che mi regalano. Non è che l'aria lassù sia così buona, non è che sento prima quando piove, non è che mi diverte non sentire metà delle conversazioni intorno a me perché si svolgono circa 20 cm sotto il mio naso.
Mi piace la forma della gamba, con i tacchi.
Mi piace come cadono i pantaloni, con i tacchi.
Mi piace quella sensazione che ho di essere più magra, con i tacchi.
Non sopporto poi, quando qualcuno mi vede passare e 'eh, ma quanto sei alta' con quel tono infastidito, come se la prendesse sul personale di essere più basso di me, come se io dall'alto del mio metro e ottanta potessi fargli del male, come se da piccolo avesse fatto rissa con lo spilungone seduto davanti a lui al cinema. Non è un tono rassegnato, quello delle banalità tipo 'eh, vedrai che oggi piove', 'è tutto aumentato con l'euro' ma proprio infastidito, invidioso e pure un po' stupido.
Sono alta, ma prometto che non vi faccio del male.



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venerdì 11 novembre 2011

Cose che amo VS Cose che odio

Continua la saga delle Cose che amo Vs Cose che odio, altrimenti detto Manualetto di Convivenza con ME

Cose che odio - Aggiornamento

1. Le -prolungate- conversazioni telefoniche pubbliche [In ufficio, in sala d'aspetto, in casa, in cucina. Mia madre s'incazza, sono anni che lo fa, perché quando mi chiama qualcuno io mi alzo ed esco. Lei la prende sul personale, come se io oltre quella porta vivessi in una realtà parallela di cui non voglia in alcun modo parlarle. In realtà a me sembra solo, per una volta, educazione]

2. I dolci al cucchiaio [Questa è la definizione formale che il mio ex è riuscito ad individuare nell'italiano corretto, io ho sempre detto “quella roba molliccia lì, io non la mangio”]




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lunedì 7 novembre 2011

Comprare casa, how to: Step 1 - Come gestire la mimica facciale

Pare deciso. Sì insomma, salvo imprevisti (nuove e favolose offerte professionali che mi possano portare all'estero), grossi traumi (tipo che sbaglio un'altra volta colore di capelli) e tragedie famigliari (non voglio nemmeno menzionarle per non portarmi sfiga), è giunta l'ora per me di fare l'impensabile, comprare casa da sola.
Come detto qualche settimana fa ad un mio beloved amico, entrambi abbiamo riconosciuto che avevamo le idee più chiare a 20 anni che adesso e che certamente non siamo dove ci aspettavamo di essere nella nostra vita a ventotto venticinque anni. 
Non è una considerazione da poco, sopratutto per una donna che vive da sola a 400 km dal parente più prossimo.
Una manciata di amiche e di amici che hanno già comprato casa completamente da soli ce li ho, ma è gente di Milano che compra a Milano o gente di Paesello che compra al Paesello. Nessuno del Paesello ha ancora comprato casa a Milano. Bhè certo, tranne il mio ex, principale termine di paragone che usano i miei genitori.
La prima cosa che ti dicono di stabilire quando comincia a balenarti il pensiero di comprare casa, è il budget.
Più o meno, chiederti quanto vorresti spendere per comprare casa è come chiederti 'quanta roba hai?' prima di fare un trasloco. La risposta è, e sarà sempre, NON LO SO.
Non ho mai comprato casa, non ho idea dei prezzi. Chiedetemi una borsa di pelle quanto può venire a costare di media. La so. Sui 1.100/1.200 Eur. Perché ci lavoro, non perché me le compro.
Chiedetemi quanto può venire a costare un appartamento di 60 mq in una zona carina, non malfamata? Non lo so. Non lo sa NESSUNO. Pare essere un segreto della città di Milano. Tutti ti dicono 'eh, dipende'. Dalla zona, dalle condizioni della casa, se è in costruzione, se è da ristrutturare e bla bla blah.
Per me 120.000 Eur o 300.000 Eur sono la stessa cosa. 50 mq o 75 mq sono la stessa cosa. Tasso fisso o tasso variabile, sono la stessa cosa.
Sì, con me bisogna partire proprio dall'ABC.
Allora, poniamo che dal nulla io mi sia sognata una cifra. Una così a caso. Magari l'avevo sentita una volta passando per i corridoi sentendo qualcuno parlare di case e io mi sia settata su quella. Poniamo che io l'abbia comunicata a mia madre e questa avesse avuto un attacco di risata isterico. Poniamo anche ch'io l'abbia pure sfanculata dicendole 'ma che cazzo ne vuoi sapere tu che guardi solo Paola Marella, quelli comprano le case dei ricchi e basta!' e poniamo che alla fine, come sempre, avesse avuto ragione lei.
Ecco, siete nella mia situazione. Avevate un budget e l'avete aumentato del 30%. Mentalmente eh.
Ora poniamo che, come quando si teme di essere incinte, si attivi quella speciale 'salienza percettiva' secondo la quale (gli esami di psicologia all'università erano i miei preferiti) tutto quello che ti circonda riguarda quello a cui tu stai pensando.
Guardo Master Chef in tv? Che brutto pavimento.
Faccio il brunch al Biancolatte? Che bella sta cosa delle cornici e dei passepartout tono su tono.
Faccio un giro in motorino con un'amica (tipo Step e Babi)? ODDIO FERMATI! UN CANTIERE!
Più o meno, la mia prima cotta per un cantiere è nata così.

Il cantiere era in una zona anche piuttosto carina perfetta per me, sono scesa dal motorino in corsa per appuntarmi il nome del cantiere (curiose? Si chiama Caldara 38) e una volta in ufficio mi sono scaricata il capitolato di vendita.
Già su questa espressione credo di essere invecchiata un po'. CAPITOLATO DI VENDITA. Dio, paura.
Insomma, per tutta la durata del ponte discuto con Premiata Ditta Madre & Padre vedendo anche un altro paio di condomini in costruzione sempre della stessa società. Che fa condomini fighi in zone fighe perfette per me.
Madre, vedendo un paio di opzioni di bilocali, era già in modalità Extreme Makeover Home Edition: 'questo lo metti qui, la lavatrice la metti là, qui ci metti armadi...' e io molto felice di delegare a lei la gestione di come e dove mettere cosa, pratica nella quale lei ha certamente più esperienza di me.
Mentalmente io mi vedevo già a vivere in uno di questi condomini con il parquet a listoni di rovere, mi immaginavo già le lenzuola della mia camera, immaginavo dove mettere mio figlio Il Divano, la cucina (posso sceglierla io? Davvero?), lo specchio che avrei messo nell'ingresso... Insomma, mentalmente avevo anche già pagato il mutuo.
Tra l'aver già arredato casa e nemmeno aver lasciato uno straccio di acconto come sapete.... ce ne passa.
Ecco allora che Zitellina vostra fa il Primo Passo: chiama l'AGENZIA IMMOBILIARE.


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giovedì 3 novembre 2011

Storie di Vita Vera: Scusa, che ce l'hai un'amica figa?

Uno dei pochi pregi dell'aver lasciato il paesello e di tornarci occasionalmente, è quello di rivedere facce che si temeva fossero andate perdute nell'oblio degli anni.
Facce che quindici anni fa si potevano vedere solamente “ai campetti” o a fare la spola tra la piazza e il bar, il bar e la piazza. Gente che sono certa non abbia nemmeno mai saputo della mia esistenza nel decennio 1997-2007 perché ero troppo brutta, troppo grassa, troppo 'capelli crespi', troppo 'occhiali', troppe 'tettine'.
Gente che magari dopo quindici anni azzarda l'amicizia su Facebook, non immaginando nemmeno tutte le cose che possono essere successe nel frattempo: università, erasmus, tesi, viaggi, ritorni, traslochi, lavori, contratti.
E' gente che ti approccia, alla veneranda età di 32 anni, ancora come se non fosse passato un giorno da quando ci servivano 700 Lire per comprare due pacchetti di Doriano dai distributori durante la ricreazione.


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mercoledì 2 novembre 2011

Pagelle di stile #3

Spero che abbiate passato un buon ponte, io come al solito ero a casa, sono andata dalla parru, ho fatto il colore che è venuto dannatamente troppo scuro (ma il Pubblico Sovrano dice che sto bene, mah), ho litigato con Madre (sul vestito che ho comprato), ho cominciato le pulizie, ho visto una cavalletta, non ho aperto le finestre, ho finito le pulizie e non ho aperto le finestre, ho fatto i biscotti (Madre molto impressionata) Rose del Deserto, ho litigato ancora con Madre (sulla mole di miei vestiti stoccati presso la casa genitoriale), ho mangiato il Frico, ho fatto il tour dei cimiteri, ho giocato con seienne e decenne a Labirinto senza capirci una minchia, sono uscita (Alert! Alert! Vita sociale!), ho limonato, mi sono fatta fare un massaggio massacrante (non da quello che ho limonato), ho mangiato la soppressata (Eh? Un salame più grande), ho litigato con Madre (perché dopo avermi stracciato i maroni per ridurre la mia mole di vestiti, dopo averne selezionato alcuni per essere dati “VIA” adesso non si danno più “via” perché “non si sa mai con questa crisi”), ho giocato ancora con seienne e decenne alla lotta, capriole e sberle, ho cercato invano le sciarpe e i guanti negli armadi, ho preso il treno e sono tornata a Milano. Un solito ponte come tutti gli altri.

E mentre io e voi pontificavamo, le solite quattro sgualdrine calpestavano i red carpet.
Lo sappiamo ormai che quella stronza della Blake sicuramente ha un insider italiano che le passa i miei post visto che fa di tutto pur di farmi incazzare. Passi Chanel, che tanto zio Karl da quando è dimagrito e indossa colletti di cartone non gli passa abbastanza ossigeno al cervello, passi per Leonardo Di Caprio che tanto adesso sta con una True Figah (Madeline Ghinea) ma adesso pure il trench di Valentino ti sei presa eh? E poi cosa vuoi anche? Giuro che se ti vedo con la Mamma Bag di Dolce & Gabbana bordeaux, giuro, vengo lì e ti strappo con i denti tutte quelle extension indiane che hai in testa!

Michelle Williams




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giovedì 27 ottobre 2011

Altre 4 cose che dovete sapere sulla Primavera Estate 2012 secondo i Francesi

Si dice che la settimana della moda parigina, quella che chiude il cosiddetto 'fashion month' (New York – Londra – Milano – Parigi), sia quella più importante (e figurarsi) ma anche la più stravagante.
In effetti c'ho messo un po' a metabolizzarla ma questo perché Parigi è sempre Parigi e una loro sfilata vale quanto l'intera settimana milanese (pochi cazzi, è così).
Si dice che sia prêt-à-porter anche quello che sfila a Parigi ma di fatto a me è -sempre- sembrato più couture di quello italiano, inglese o americano. Di fatto, quando un brand decide su che passerella sfilare, fa già una precisa scelta di campo. Parigi è per gli artisti, per i filosofi, per i bizzarri, per quelli che vendono smalti e rossetti, per i concettuali, per i drogati, per gli antisemiti, per gli avant-garde. Milano è per gli industriali, per i commerciali, per i grandi numeri, per quelli che vendono borse e scarpe, per i creativi quanto basta. Londra è per gli emergenti, per i colorati, per quelli un po' wannabe che non possono permettersi né Milano nè Parigi. New York è per i metropolitani, per quelli che vendono vestiti, per quelli sconosciuti, per quelli che fare una sfilata tutta di jersey bianco in metropolitana è una cosa figa, per gli hipster del cazzo e per Anna Wintour.
Fatta questa doverosa premessa, ecco quali sono gli altri 4 imprescindibili trend per la Primavera Estate 2012 secondo la vostra Dittatrice del Buon Gusto.

TREND #1 Life in plastic, it's fantastic!

Tra questi c'è una piccola incursione italiana, forse le uniche due uscite mal riuscite a Ste e Dome.
L'azzardo del pvc tenta ogni anno tutti gli stilisti, c'è chi ci fa i trench trasparenti, chi le più improbabili borse, chi pessime calzature. Quest'anno la plastica io l'ho vista nei completi spezzati di Dolce & Gabbana in un gradevolissimo color zucca, l'ho vista nei tessuti quasi liquidi di Ferragamo, da Chanel come copertura antipioggia e come tessuto cangiante e infine da Balenciaga, che ha unito le frange di plastica delle gonne alla camicie di seta e le giacche rigide e strutturate agli.....shorts, anche se quelle giacche sembrano delle vere e proprie armature couture.


 Dolce & Gabbana


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lunedì 24 ottobre 2011

Pagelle di stile #2

Curarmi i peli sulle gambe con le pinzette è certamente più appassionante della visione della centordicesima edizione del Grande Fratello.
La Marcuzzi ormai ha più cavei che pancia, le gambe sapientemente allungate da Paint Photoshop e la pancia ripiena solo di Lactobacillus.
I primi tre burini sono entrati a suon di 'sì, sò de Roma', 'golden significa grande' e 'tu mi conosci e sai che sono un carattere molto riservato', il caso umano alle 22.10 si è già palesato e anche le lacrime per la nonna che si è appena operata. Bene, ora che ci siamo svangate anche questa possiamo tornare alle cose veramente serie. Le pagelle di stile della Zitella.

Stacy Keibler


 Abito - Marchesa


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mercoledì 19 ottobre 2011

E l'annoso problema del Cazzomimetto

Se c'è una cosa che mi fa incazzare, è l'inverno.
Il suo unico pregio è che non ho i piedi gonfi ma per il resto sono sei (bah, facciamo 5) mesi di mestizia.
Sì, io sono affetta dalla malattia 'CAZZOMIMETTO'.

L'anno scorso ho beneficiato del cambio di lavoro in prossimità dell'autunno per attuare una sorta di cambio di stile.
Se dove lavoravo prima il clima e l'andazzo tra colleghi era piuttosto rilassato a causa dell'età e del business aziendale (internet), dove lavoro ora è difficile vedere gente rilassata e anche chi porta le Converse le indossa perché sono radical chic o hipster del cazzo.
E' un problema, quello del Cazzomimetto, che colpisce in testa come una tegola solitamente a metà settembre, nel periodo back-to-school, come retaggio di quando si andava a scuola e si considerava l'inizio dell'anno solare con l'inizio dell'anno scolastico. Con i nuovi astucci, le nuove penne, il nuovo diario, due felpe, un giubbotto nuovo e lo zaino lavato (bhé io non lo cambiavo ogni anno) ci si sentiva vergini come un foglio di carta immacolato.
Sarà che i giorni della scuola non sono così lontani, io sento ancora quest'esigenza di cambiare non appena arriva l'autunno. Infatti negli ultimi otto anni, verso novembre, ho sempre fatto dei grandi cambiamenti. Non potendo cambiare il guardaroba ogni santo giorno, mi sono sfogata sui capelli. Da bionda a castana, da castana a caschetto, da caschetto a corti, da corti a bionda, da bionda a lunghi, da lunghi a castana... e così via.
A luglio quindi sono tornata castana (ma non faccio il colore da fine agosto, quindi questa tonalità tortora-grigio-verde-marrone che ho in testa ora non è esattamente il massimo) e adesso voglio cambiare qualcos'altro.

Cazzomimetto poi, è una malattia molto grave che quando colpisce d'inverno può rivelarsi letale.
L'inverno, a Milano, uccide.
Se una patisce il freddo (come me che comincio a battere i denti ad ottobre e finisco a marzo inoltrato), d'inverno rischia di fare danni irreparabili. Esempio: novembre 2008 – mi taglio i capelli corti, alla Kate Moss nella pubblicità Mademoiselle. 



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martedì 18 ottobre 2011

Pagelle di stile

Siamo in bassa stagione di red carpet: i Grammy, gli Oscar, il gala al Met, gli Emmy, gli MTV Awards sono quasi tutti passati. Ho una scimmia da red carpet.
Per questo ho raccolto un po' di celebrities a muzzo e ve le ho scagliate tutte qua, La Zitella come una piccola Giusi Ferrè (e se non sapete di cosa sto parlando andatevene da questo blog, ORA!).

Anne Hathaway



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giovedì 13 ottobre 2011

Ma invece NO

Eeeeh cosa volete che vi dica.
Va così.
Avete presente quei periodi in cui si è talmente giù da non sapere nemmeno cosa si vuole mangiare a colazione?
Ogni autunno è la stessa storia: sei lì, nel reparto biscotti, allunghi la mano verso le Macine. Poi pensi no che mi fanno sete. Allora vai verso i soliti Pan di Stelle e dici no che mi si incastrano tra le gengive e quando mi lavo i denti poi sputo marrone. Allora i Buondì al cioccolato, no che ingrasso.
Insomma poi è tutto grigio, le giornate si accorciano e il mio lavoro fa cagare e chi me lo fa fare di alzarmi la mattina?
Eppoi penso, ma che ci scrivo a quelli del blogghe che sono così tanti e mi vogliono inspiegabilmente bene?
Siete una manica di stronzi che io vorrei abbracciare uno a uno, uno di quegli abbracci prolungati avete presente? Quelli che durano quel secondo in più della media ed è subito imbarazzo.
Perché graziaddio che c'è sto blog se no sarei già morta di noia circa 5 mesi fa.
Sì perché io vorrei cambiare ma ho in testa tante cose, troppe forse.
Adesso vivo da sola nel bucolocale e dovrei essere felice MA INVECE NO.
Perchè cazzo, avrei anche una certa, forse è il caso che mi faccia incatenare ad un mutuo e compri un buco di casa e ci metta dentro tutti i miei vestiti e io vada a vivere altrove. Ma non so come si fa.
Come si compra casa? Da dove si comincia? Perché io devo farlo da sola? Non posso pagare qualcuno che la cerchi, la trovi, faccia i mutui per me? Non possiamo fare che io divento come Scajola e mi comprano la casa e io arrivo solo per pagarla (no aspetta, a lui non è andata così)?




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lunedì 10 ottobre 2011

Buon Lunedì #2

Michelle Williams, in Dior, a New York al cocktail per la premiere di 'My week with Marylin'


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mercoledì 5 ottobre 2011

Storie di Vita Vera: Traslocare uccide

I traslochi segnano.
I traslochi sono rughe. Sono segni sul viso, capelli bianchi, gastriti.
Il trasloco è stress, ansia, nervosismo, urla, sudore, capelli sporchi, capelli a terra, junk food, polvere.
Il trasloco è una delle maggiori cause di stress per una donna. E' scienza. Matematica. Insomma è una cosa certa.

Ma andiamo per gradi: come prima cosa, si è costrette a QUANTIFICARE la massa di roba contenuta nell'armadio.
Ti dicono “Quanta roba hai?”
NON LO SO quanta roba ho. Ma come posso quantificarla? E' come dire “quanto bene vuoi ai tuoi genitori?”. Potrei recitare per ogni capo contenuto in quell'armadio a sei ante che ho lasciato, la sua storia. Quando l'ho preso, perché e dove (quello è facile, quasi sempre è Zara).
Così come delle scarpe. 
E' inutile che tu, amico che mi aiuti per il trasloco, mi faccia notare che tutte quelle scarpe da zoccola lì non le metto mai. Con quello che ho speso per comprarle lo so, credimi che LO SO.
Ma le scarpe da zoccola sono un must, sono le prime alle quali cedi quando entri in un negozio. La vernice nera. Ho due, no tre. Quattro. Ma che dico. Cinque paia di scarpe di vernice nera. Manco ballassi la pole dance per pagarmi l'affitto. Non le metto mai. Questo primariamente a causa del fatto che non ho una vita sociale e che è inutile indossare dei sandali di Marni della PE 2008 per guardare Ballando con le Stelle. Ma è giusto averle, ecco. 
 
Poi sì, in effetti ci sono un po' di camicie. Che non metto mai, hai ragione Amico. Ma come si fa a non cedere ad una bella camicia di tanto in tanto? Poi non le metto mai perché bisogna stirarle e a trovare la mamma ci vado solo una volta al mese e non è che posso portarle il bucato da stirare DA MILANO.


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martedì 4 ottobre 2011

It's ovah, Blake

Ho appena scoperto che quel mio ex fidanzato speciale di cui conservavo ancora gelosamente il ricordo in realtà è un ignobile pezzo di feccia umana, che poco importa se sono passati cinque anni, è solo una feccia umana che puzza di più.
Stavo per assoldare un serial killer per risparmiare la mia stessa sorte ad altre donne quando in molti di voi mi avete segnalato questo:


Che dire, forse una giustizia in fondo al buco del culo di questo mondo allora c'è.


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giovedì 29 settembre 2011

5 dico 5 imprescindibili trend per la Primavera Estate 2012

In molte mi interrogate spesso per sapere cosa acquistare come se io avessi qualche sorta di potere magico e possa tirare ad indovinare cosa andrà di moda, oppure piegare le tendenze a mio piacimento, o ancor meglio lanciare una moda ed esserne la portabandiera.
Macchè.
Io non so un cazzo ma per lavoro mi tocca saperlo. E se una volta mi mettevo a studiare i fatti del Secolo Breve per passare l'esame di storia, ora devo passare qualche ora su style.com tutti i giorni per non farmi trovare impreparata in una riunione in cui potrebbe spuntare un'affermazione come 'Noi non siamo mica come Proenza Schouler' – 'Ma hai visto che schifo quest'anno Moschino, no?' - 'Ma l'ultima collezione di D&G ti è piaciuta?'.
Per queste fashion week mi sono impegnata  e le ho guardate T U T T E.

Du palle.

Non chiedetemi gnente di New York che è passata troppa acqua sotto i ponti. Là fanno sfilare dogs&pigs e ricordarsi tutti quei nomi è impossibile, ogni anno ne compaiono una manciata in più. Faccio fatica a ricordarmi di gente come Wang, Thakoon, J. Crew, Jason Wu, Proenza e Prabal che poi compaiono nomi come Billy Reid, Doo.ri, Kelly Wearstler, Naheem Kahn e dici 'EEEEEEEEH? MA CHI CAZZO SONO?'.
Di sfilate ne ho viste quindi TANTE. Oh se eran tante.

Aggiungici poi che quelle che vedi in streaming (perché? Voi non le guardate in streaming? Sì lo so, fa wannabe. E che ci frega? E poi vuoi mettere stare seduta in ufficio e vedere chi entra in sala sfilata, il backstage, le celebrities, le wannabe in coda per lo standing? Ad essere lì si patirebbe solo il caldo, la sete, spazi vitali ristretti e le classi sociali PRESS / BUYER / DIVINITA') poi le si guarda meglio in foto, per capire i dettagli. Insomma, diventa un vero e proprio lavoro.

Ecco quindi perché c'ho messo un po' a trovare delle linee comuni tra queste sfilate.
Ho dovuto metterle a confronto tutte nella mia memoria e appuntarmi i tratti caratteristici.
La plastica e i tessuti plastificati effetto vinile li ho visti da Dolce & Gabbana, da Ferragamo e da Marc Jacobs.
Il plissè da Aquilano Rimondi e da Prada. I guanti da Erdem, il verde/nero/oro da Gucci, il sabbia/turchese da Max mara, il ruggine da Num.21 e le geometrie da Alberta Ferretti.

Ma i veri trend, quelli che il prossimo anno saremo CAN'T LIVE WITHOUT saranno approssimativamente questi secondo la vostra Zitella:




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martedì 27 settembre 2011

La Zitella fa paura

Il giorno 23 settembre 2011 ho ricevuto alla casella mail del blog un'intimazione dall'avvocato della dottoressa citata in questo post che mi invita caldamente a rimuovere “tutte le frasi diffamatorie, ingiuriose e calunniatorie nei confronti della dottoressa” .

In molte avete osservato che è difficile averla vinta con un medico e io non ho nemmeno intenzione di cominciare una guerra del genere. L'obiettivo che mi ero preposta è stato raggiunto: il mio racconto è arrivato, per vie ancora sconosciute (qua le cose son due: o la dottoressa si googla di tanto in tanto o qualcuno le ha raccontato la vicenda e se veramente ho fatto così tanto buzz in rete non posso che esserne felice) alle orecchie dell'unico medico responsabile.

Spero che abbia fatto i conti con la sua coscienza e che la prossima volta che si troverà davanti una paziente in una pessima giornata al Pronto Soccorso si ricordi di quello che è successo a me e alla sua reputazione.

Cara Dottoressa che sta leggendo, siamo nel 2011, non siamo -più- donne che stanno zitte.

Auguro a Lei di non sentirsi impotente come mia madre quel giorno al telefono, a 400 km di distanza, mentre mi ascoltava piangere all'uscita del Pronto Soccorso al termine della Sua visita.

Auguro a Lei e alle sue eventuali figlie di non ritrovarsi mai ad avere bisogno del S.S.N. e del Pronto Soccorso presso il quale lavora in una giornata nella quale la ginecologa di turno ha le palle girate.

Auguro infine a Lei di riuscire a guardarsi allo specchio con più stima, ora che ha fatto rimuovere il suo nome da un temibilissimo blog della rete. 

Se anziché passare tempo su internet a spulciare i risultati di Google sul suo nome e cognome passasse più tempo a guardare negli occhi le sue pazienti sono certa che tutto questo non sarebbe successo.

Buona fortuna.

Ovviamente, se qualcuna di voi vive a Milano e vuole sapere qualcosa in più sulla mia esperienza con la dottoressa protagonista di questa pessima esperienza, può scrivermi a lazitella@matiseivista.com




Il resto del post lo trovate qui.

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mercoledì 21 settembre 2011

Emmy Awards 2011: Strappone sul red carpet

Non potevo fare finta di nulla anche su questo red carpet (dopo quello dei VMA che non ho commentato perché sto ancora metabolizzando la notizia della gravidanza di Beyoncè) vista la presenza di almeno un paio tra le mie strappone preferite.
Ho visto tanto rosso (ma qua sotto ne troverete solamente una perché le altre non sapevo chi fossero e se non so chi sono IO allora significa che sono veramente inutili) che ha -yuppidù- preso il posto del bianco sui red carpet, anche se l'accoppiata rosso dell'abito e rosso del tappeto non mi entusiasma particolarmente.
Per una volta voglio cominciare dall'alto calandovi subito l'asso della Meglio Vestita, perché credo che le migliori perle -come molte di voi mi hanno già anticipato- si trovino molto (ma molto) più in basso nella classifica del Buon Gusto.

1. Julia Stiles


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venerdì 16 settembre 2011

Cose che amo VS Cose che odio #3

Cose che odio -  Aggiornamento

1. Quelli che fanno i check-in su Facebook [è uno strumento utile alla comunità gay mi hanno detto, a me sta geolocalizzazione dà solo l'ansia]



2. L'odore del bucato lavato con il Dixan [è oggettivo, puzza]




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