E'
giunta l'ora amiche.
Vedo
che state tornando, tutte. Anzi, ci sono delle nuove. Non potete
capire il piacere che mi fa ricevere i vostri commenti nella casella
di posta.
Alla faccia di quelli che credono che questo blog sia un
ammasso di cazzate.
Siete
dolcissime. Dalla Barbara che non si manifesta quasi mai, alla Sofia
che proprio non si manifesta più (ma spero che stia bene), alla luce
dei miei occhi Simone, alla Michela, alla Sara, Babette, Iaia,
Sascha, ValeF, Alessandra, Martacci, Virgola... Insomma, fare
l'appello sarebbe difficile però ricevere i vostri commenti di
bentornata è come avere qualcuno a casa che mi ha aspettata dopo un
lungo viaggio: sentirsi due braccia che si gettano al collo scalda il
cuore.
Vi ho promesso un racconto dettagliato della mia operazione agli occhi visto che avete vissuto l'attesa dell'intervento con me.
Ormai è inutile che aspetti di tornare in possesso
del Blackberry e del pezzo che avevo già scritto in proposito, cerco
di recuperare quei brandelli di memoria a breve che mi è rimasta
dalle ultime canne fumate e ricomincio.
Quando
ho lasciato Milano il 25 febbraio godevo ancora del beneficio
dell'incoscienza: l'ansia da 'mastaveramentepersuccedere'
ancora non mi aveva assalita.
Il
week end prima dell'intervento l'ho trascorso chiusa in casa a subire
il nervosismo pre-partenza dei miei genitori che non si sono mai
allontanati molto dal Paesello e sopratutto quasi mai in treno.
Mio
padre durante il viaggio mi ha ricordato che l'ultima volta che aveva
preso il treno era stata quando siamo andati a Venezia. Io avevo 6
anni, mio fratello 10 e c'erano ancora le lire.
Mia
madre già dopo 40 km cominciava a lamentarsi degli spifferi.
Insomma,
per lei l'ansia del pre-partenza era terminata non appena aveva messo
piede sul treno quando per me è cominciata l'ansia del
pre-intervento.
Poco
dopo cena li ho spediti in hotel mentre mi sono dedicata alla visione
della super fiction sulle Sorelle Fontana che per altro devo ancora finire di vedere.
Il
giorno dell'intervento mi sono svegliata prestissimo perchè dovevo
essere a Rozzano alle 8.00 ma non sono scesa in strada prima di aver
dato un ultimo sguardo alle foto sugli Oscar e aver osservato che
Michelle ha indossato l'abito che avevo indicato io.
Una
volta arrivata a Rozzano la mia ansia funesta ha cominciato a scagliarsi
a caso contro mia madre, la receptionist, inservienti vari. Nessuno
sapeva dirmi dove cazzo dovevo andare.
Dopo
aver firmato qualche altro foglio di autorizzazione e un paio di
assegni finalmente cominciano la preparazione medica: Valium,
antidolorifico e collirio.
Eravamo
io e un'altra tipa che mi precedeva. La dottoressa che sbrigava la
fase preparatoria era una figa pazzesca, con accento spagnolo.
Bionda. Chiamalo scemo eh, il Superoculista.
Quello
è arrivato e non ha nemmeno salutato. Lui probabilmente saluta con
un sorriso solo gli assegni che portano il suo nome.
Mi
fanno entrare in uno stanzino che comunica con la sala operatoria e
la Dottoressa Figa mi mette dell'altro collirio dopo avermi
disinfettato e sterilizzato la zona perioculare.
Il
Superoculista nel frattempo stava operando la tipa prima di me, era
questione di poco ormai.
Ogni
paio di minuti la Dottoressa Figa usciva per mettermi dell'altro
collirio: 'non sentirai nulla con tutto questo collirio, stai
tranquilla'.
Certo.
Finalmente
la tipa prima di me esce, sulle sue gambe. Un po' disorientata, ma
sorride. La Figa le dice: 'Glielo dica che è una passeggiata, che non
ha sentito niente', lei cerca di farfugliare qualcosa e quando sto
per farle una domanda mi fanno entrare in sala operatoria.
Ho
ancora i miei occhiali in mano quando mi sta facendo entrare: 'E
questi?' chiedo.
Non
mi sono resa conto che li stavo togliendo per l'ultima volta quando la
Figa li ha appoggiati sulla mensola.
Mi
fanno sdraiare sul lettino e scivolare con la testa sotto un
macchinario.
Mi
sarei aspettata anche delle cinghie per tenermi ferma.
Non
sentivo nulla agli occhi ma di fatto non potevo toccarmeli, ma ci
vedevo.
[L'anestetico
serve per non percepire il tocco o il calore del laser, ma il nervo
ottico continua a funzionare.]
Vi
avevo raccontato che la cosa che mi faceva più paura non era
l'intervento in sé, visto che sapevo essere indolore, quanto lo
strumento che tiene l'occhio spalancato come quello visto in Arancia
Meccanica (io lo sapevo, LO SAPEVO che quel film non lo dovevo
vedere!).
Non
c'era nessun strumento del genere ma un foglio adesivo che il
Superoculista mi ha incollato su mezza faccia con un oblò
sull'occhio destro facendomi capire che quando ti dicono che ti
operano entrambi gli occhi non intendono contemporaneamente, ma
sequenzialmente nella stessa seduta.
Le
dita dei miei piedi hanno cominciato ad aggrovigliarsi insieme allo
stomaco mentre un forte desiderio di vomitare ha cominciato ad
impossessarsi di me.
Il
Superoculista ha cominciato ad inondare di liquidi vari il mio
occhio, forse ancora anestetico, forse dell'alcool. Io non sentivo
nulla. Fino a quando lui con una spatolina (o comunque con uno
strumento, non chiedetemi cosa) non mi ha toccato l'occhio. No, non
la palpebra.
L'occhio.
'Sente
o le faccio male?'
La
colazione stava correndo la sua personale maratona tra lo stomaco e
l'esofago mentre io cercavo di scollegare il pensiero del vedere
qualcosa che mi toccava e il sentire qualcosa che mi toccava.
'Non
fa male' – 'Bene'.
Bene
un cazzo.
Lui
prende uno strumentino simile ad una minilucidatrice per occhi, sento
il rumore del motorino. Sento che vibra mentre me la passa su tutta
la superficie dell'occhio.
Dopo
la spazzola rotante (non la vedevo, era troppo vicina ma io me la
sono immaginata come una via di mezzo tra gli Oral B rotanti e una
spazzola lavavetri) passa anche una spatolina, a mano. Sù e giù.
Non
ho studiato medicina oculistica, ma ad occhio e croce direi che
quelli che mi aveva appena grattato via era l'epitelio.
Mentre
il mio cervello elaborava quello che stava succedendo il laser era
già partito e da lì in poi ho dovuto solo guardare la lucetta.
Non
chiedetemi quanto sarà durato l'intervento all'occhio num. 1 perchè
il mio cervello era diviso a metà: una metà pensava
'guarda-la-lucetta-guarda-la-lucetta-GUARDA-LA-LUCETTA-CAZZO-guarda-la-lucetta-non-ti-distrarre-guarda-la-lucetta-la-lucetta-che-si-muove'
e l'altra metà, forse più di metà, pensava a quanto
era stato terribile farsi spatolare l'occhio e quanto era terribile
sapere che ce ne sarebbe stato un altro da fare.
Continuavo
a sopprimere il forte desiderio di vomitare che avevo mentre le dita
dei piedi si stavano avvolgendo come rampicanti lungo la gamba.
Finisce
il primo occhio, mi mette la lentina a contatto trasparente e mi
strappa via mezza faccia togliendomi il foglio adesivo. Faccio per toccarmi
il viso per controllare se ce l'ho ancora ma la Dottoressa Figa mi
blocca le mani ricordandomi che sono sterilizzata e non posso
inquinarmi.
Nemmeno
il tempo di pensare, di capire e di vedere cosa vedevo che il
Superoculista mi stava già incollando il lato sinistro della faccia
ad un altro foglio.
Ok,
non ci pensare che sta per spatolarti l'occhio.
Non
ci pensare.
Pensa
a qualcos'altro.
….
Spazzole
rotanti.
….
Spazzole
lavavetri.
Il
mio occhio come la superficie di un grattacielo ricoperto di vetri.
Lui
è un lavavetri.
Spatola.
Spatola
il mio occhio.
Ho
l'occhio forzatamente aperto quando torno in me. Lui mi sta
annacquando ancora di alcool, collirio e qualcos'altro. Mi tocca
l'occhio. Di nuovo.
'Sente
o le faccio male?'
Questa
volta rispondo 'Sento'. Ma non lo so se sentivo, in realtà io mi
aspettavo quella domanda, mi aspettavo quell'azione. Non era come
prima che non sapevo a cosa stavo andando incontro, sapevo che la
spazzola rotante stava per arrivare.
Lui
abbonda di anestetico, o così almeno ho creduto, e dopo aver testato
ulteriormente la mia sensibilità all'occhio, passa la lucidatrice.
Stringo.
Stringo
tutto quello che il mio corpo mi offre.
Trattengo
il respiro, contraggo gli addominali, i glutei, stendo le gambe come
travi di legno, attorciglio in un doppio nodo scorsoio le dita dei
piedi.
Finisce
con la lucidatrice, guardo la lucetta.
Ormai
è fatta. Il peggio è passato. Non può esserci nulla di peggio al
mondo di qualcuno che ti spatola l'occhio.
Sì,
ero anestetizzata. Non sentivo, state tranquille. Ma vedevo. E la
differenza tra vedere e sentire quando non senti, è quasi nulla. Se
vedi, il cervello ti anticipa. Ti immagini la sensazione.
Se
il nostro cervello è in grado di farci sentire il nostro cellulare
suonare anche quando questo non sta suonando (solo a me capita?) non
è difficile pensare che riesca a sentire un dolore (o ad immaginare
un fastidio) anche quando questo non è, medicalmente, percepibile.
Mi
sono rilassata a tal punto che credo di aver distolto lo sguardo
dalla lucetta per un secondo. Forse un microbo di secondo. Perchè il
Superoculista stava parlando con la dottoressa Figa lamentandosi
dell'assenza delle infermiere. E vista la mia innata tendenza al
gossip la conversazione aveva attirato la mia attenzione.
Finisco,
mi alzo e mi siedo per qualche secondo sul lettino per ripigliarmi.
Mi
guardo intorno e vedo.
Ma
ancora non mi rendo conto che sto vedendo. Stavo ancora litigando con
il mio stomaco che a sua volta litigava con la colazione.
Esco
sulle mie gambe tremolanti. La Figa mi rimette in mano gli occhiali
da vista e vado verso i miei genitori nella sala d'aspetto.
Non posso
fare a meno di sorridere.
Vedevo,
annacquato, ma ci vedevo. Come quando si hanno gli occhi pieni di
lacrime.
Dopo
aver fatto fare colazione ai miei genitori al bar, prendiamo il taxi
da Rozzano.
Io
avevo un paio di occhiali da sole scuri, la luce non mi dava ancora
molto fastidio e poi il desiderio di guardarmi intorno era forte.
Rozzano-Milano
non è molto lunga, quindi capirete la mia frustrazione quando, non
appena arrivata a casa, comincio a sentire l'effetto dell'anestetico
svanire.
Nei
mesi di preparazione mi avevano avvisata che la PRK è la tecnica con
il decorso post operatorio più lungo e doloroso. Non sono stata io
ovviamente a preferire la PRK piuttosto che la LASIK o la LASEK,
altrimenti avrei fatto l'oculista. E' qualcosa che il medico
determina sulla base di alcuni parametri, come lo spessore oculare.
La
cosa non mi ha mai spaventata più di tanto, sapevo che era -l'altro-
prezzo da pagare per stare bene e per vedere bene. Nessuno andava mai
nello specifico quando dicevano 'doloroso', dicevano 'sentirai un po'
di sabbia negli occhi'.
Sabbia
negli occhi un par di coglioni.
Non
so per quante ore, direi fino al giorno seguente, la sensazione che
ho provato erano due dita negli occhi.
Due
dita infilate negli occhi.
Un
sensazione di pressione costante, continua.
Non
lacrimavo molto e quando mi scendevano le lacrime erano calde e
inconsapevoli.
Ho
trascorso il pomeriggio nella camera d'albergo dei miei genitori,
nella penombra più scura possibile.
I
faretti alogeni del bagno erano saette mortali.
La
luce bluastra della televisione mi accecava.
Camminavo
sù e giù come una disperata, tra il vano tentativo di svenire sul
letto e il vano tentativo di vomitare in bagno, con le mani a
cucchiaio sugli occhi.
Non
sentivo sabbia negli occhi, non avevo alcun desiderio di toccarli.
C'erano già queste due dita virtuali che sentivo trapassarmi. Non
avevo prurito.
A
circa sei ore dall'intervento ho preso un altro antidolorifico, ma se
avessi preso una tic tac l'effetto sarebbe stato lo stesso con un piacevole alito alla menta.
Non
so verso che ora del pomeriggio, stremata dalla sensazione di nausea
che mi stava accompagnando da tutto il giorno, ho cominciato a
premere sulla bocca dello stomaco come se fossi Sbrodolina, per
indurmi a vomitare. Cosa che mi è riuscita per altro, procurandomi
qualche minuto di sollievo.
Mia
madre a cena ha combattuto con la mia inappetenza e l'oggettiva
impotenza nel farmi sentire meglio. 'Mangia, almeno un po' di carne.
Tre bocconi. Solo tre. ' - 'Tre?' - 'Sì, solo tre'.
Inutile
dirvi che non sono arrivata al terzo.
E
nemmeno in bagno.
Non
sono riuscita quindi a vedere quella sera nemmeno la seconda parte
della superfiction sulle Sorelle Fontana. Che nervi.
Mia
madre è rimasta a dormire da me anziché andare in albergo perchè
era preoccupata che continuassi a vomitare e svenissi, cosa di cui è
stata testimone anni fa, e per mettermi il collirio. Per me è stato
impossibile dormire. Sia per il dolore che per il rumore.
No,
non il tram.
Mia
madre.
Al
confronto lo sferragliare dell'Uno sotto la mia finestra era un
sussurro.
Ma
considerando che anche volendo non sarei riuscita a dormire la cosa
non mi ha turbata più di tanto.
Il
mattino seguente non mi sentivo molto meglio ma dovevo andare dal
medico a farmi fare il certificato per l'assenza dal lavoro. Non
riuscivo nemmeno ad alzare lo sguardo e a guardare il medico negli
occhi. Testa bassa e stomaco in bocca, ancora.
Dopo
che erano passati non più di 20 minuti dalla mia ultima visita al
bagno del medico nel quale ho lasciato la colazione, ero davanti agli
uffici della Caserma per consegnare il certificato.
Non
prima di aver battezzato anche il marciapiede con l'arancia che mia
madre mi aveva appena costretto a mangiare.
Giuro,
da qui in poi non parlo più di vomito.
Se
avete voglia di farvi l'intervento non demordete solo perchè leggete
che sono stata male: quando ho detto al medico che antidolorifico mi
avevano dato (Contramal, per la cronaca) per lui sapere che mi stavo
vomitando l'anima era come la scoperta dell'acqua calda. Un
gastroprotettore mi avrebbe aiutata, ma ormai non contavo di prendere
più altre pastiglie.
Di
fatto a partire da quella sera ho cominciato a stare
meglio.
Non
sentivo più le dita infilate negli occhi, sentivo solo un fastidio
che io credevo dovuto alle lentine che il Superoculista mi aveva
messo subito dopo l'intervento.
Il
primo controllo è stato dopo due giorni, verso sera.
Dal
taxi non sopportavo nemmeno le luci delle insegne e dei lampioni che
mi scorrevano affianco.
In 3 giorni abbiamo preso 5 taxi e mia madre ha attaccato bottone con T U T T
I.
Io
in 5 anni a Milano non credo di aver mai rivolto volontariamente la
parola ai tassisti se non per specificare l'indirizzo di destinazione
e lei in 3 giorni a Milano era già venuta a conoscenza di quanti
taxi esistono in tutta la città (5.000), di quali e quanti percorsi
alternativi ci siano per andare da casa mia all'ambulatorio del
Superoculista e di quali siano i periodi dell'anno più intensi.
Incredibilmente,
mia madre ha trovato da ridire non solo sulla mia signora delle
pulizie, sul contenuto del mio armadio e sulla lavatrice. Ma anche
sui tassisti: 'Bravo come quello che da Rozzano ci ha riportati a
casa non ce ne sono. Si vedeva che era un tipo sprint'.
Nei
giorni tra un controllo e l'altro avrei voluto portare in giro i miei ma
non credevo che sarei stata una creatura del buio con un
incredibile desiderio di dormire.
Tuttavia, in
quei giorni di arresti domiciliari mia madre ci ha provato.
Ci
ha provato a mettere le mani su quella parte di contenuto del mio armadio che è
sfuggito al suo controllo.
Ma
alla prima osservazione su un vestito di Zara che non aveva visto
l'ho implorata di aspettare che tornassi in possesso di tutte le mie
facoltà e per difendermi punto per punto, camicia per camicia, abito per abito.
Lì
per lì credevo che avesse lasciato perdere ma una volta a casa poi
non ha mancato di farmi notare di aver visto quel VERSATILISSIMO
abito bianco con le frange tipo Charleston di H&M che ho preso
l'anno scorso: 'Che c'è? Chi non ha almeno un abito con le frange nell'armadio?'
Finalmente il Superoculista al secondo controllo mi dice che è
tutto a posto e con la grazia di un elefante mi toglie le lentine che
stavo indossando da quattro giorni e quattro notti.
La
sensazione di sollievo immediato mi ha fatto dimenticare di
chiedergli quanto tempo ci avrei messo per recuperare la vista al
100% e dopo aver prenotato il controllo successivo (la prossima
settimana, tra l'altro) sono corsa via.
Al
quinto giorno dopo l'intervento ero fresca come una rosa (se non
fosse stato per il colorito verdastro) e allegra come un fringuello.
Non sentivo più dolore, né il fastidio delle lenti.
Vedevo.
Vedevo da lontano e da vicino con un po' di forzosa messa a fuoco.
Guardare
la televisione, leggere una rivista o stare davanti ad un pc era
ancora fantascienza, ma uscire in strada e sapere quando era il
momento di attraversarla non era più un impresa impossibile.
L'ultimo
giorno a Milano prima del ritorno a casa è cominciato con mia madre
che mi chiedeva 'Alore uè nìn in plase?' (=Allora oggi andiamo in
piazza?) che mi ha fatto scapottare a terra dal ridere.
Non
so da voi, ma al Paesello da me quando si dice 'in piazza' si intende
il centro e sentire un espressione così fortemente legata alla
dimensione piccola del Paese in una città grande come Milano mi ha
fatto un incredibile tenerezza.
L'unica
gita che sono riuscita a far loro fare è stata al negozio di Hermès
(povero papà, chissà quanto si è rotto le palle) per cambiare il
foulard che ho regalato a Febbraio.
Mentre
i miei erano da Hermes io sono corsa da Mango a cambiare un abito e
la cosa che mi ha fatto nuovamente ridere è che erano passati solo
cinque giorni dall'intervento e in effetti da lontano già vedevo
molto bene.
Vedevo
le macchine, riconoscevo le strade.
Se
prima mi avessero lasciata senza occhiali in un dedalo di strade come
il quadrilatero della moda avrei fatto la fine di Heather Parisi nel
film 'Grandi Magazzini'.
Naaaaah.
In
effetti anche se mi avessero fatto scendere bendata da un auto in
corsa in una via a caso tra Via Gesù, Via Sant'Andrea, Via della
Spiga e tutte quelle viuzze lì sarei riuscita ad orientarmi più
facilmente che nel mio quartiere.
Garantito.
Le
successive settimane a casa poi sono passate come un lento
stillicidio.
Dopo
5 giorni con i miei genitori a Milano non li sopportavo più ma non
per colpa loro, perchè non potevo fare a meno di preoccuparmi di
dove fossero o di cosa far loro fare per non annoiarli. E poi la loro
presenza in città faceva tremare notevolmente le mie abitudini
milanesi.
Più
o meno almeno quanto io ho minato le loro abitudini a casa.
Un
mese a casa.
Non
accadeva dai tempi dell'università se non prima.
Quando
me ne sono andata erano quasi felici.
In
un mese a stento mi hanno fatto mettere becco sulla temperatura dei
termosifoni.
Si
pranza a mezzogiorno e mezzo e si cena alle sette.
La
Prova del Cuoco e l'Eredità.
Il
Grande Fratello, l'Isola dei Famosi e Chi l'ha Visto.
Le
Iene, Ballando con le Stelle e Domenica In.
Se
non avessi avuto il Blackberry a distanza di circa un palmo dal naso
per quei venti giorni sarei morta.
Non
potevo guidare (solo nell'ultima settimana) perchè non vedevo ancora
bene, non potevo uscire perchè poteva venire l'Inps (ma credo che la
chiazza di vomito davanti all'ingresso della caserma li abbia
convinti sufficientemente che non stavo molto bene), non potevo
leggere né guardare la tv e non dormivo oltre le 8.30.
Ho
trascorso molti pomeriggi in compagnia dell'unico uomo che mi chiama
Principessa ogni volta che mi vede e che al termine del mio periodo
di malattia mi ha regalato un braccialetto a forma di anello di
fidanzamento che si vede al buio.
Un
po' alla volta la vista si sta ricomponendo, i contorni sono sempre
meno frastagliati. Ecco magari non in questo momento, visto che dopo
una giornata di lavoro al computer avrei potrei evitare di scrivere un post
di sei pagine fino alle undici di notte.
L'oculista
che mi ha visitata a casa mi ha detto che ho quasi 10/10 nel sinistro
e 7/10 nel destro.
Non
so perchè ma da quando ho fatto l'intervento non si è più parlato
di diottrie.
Devo
sforzarmi di mettere a fuoco, sopratutto nella media distanza, perchè
prima lo faceva la lente per me a quanto
pare.
Alla
fine dei conti quindi non è stato terribile, certo è doloroso ma
non è nulla di insuperabile.
Probabilmente
non avrei dovuto descrivere nel dettaglio le mie sensazioni ma
ricordatevi che ogni persona è diversa e che la PRK non è molto
comune come tecnica, quasi tutti fanno la LASIK (che è molto meno
dolorosa).
Dire che provo soddisfazione nel non portare nulla sul
naso ora è riduttivo.
Non
è soddisfazione quella che provo. Io non ho fatto nulla, al massimo
è il Superoculista che sarà soddisfatto.
E'
oggettivo sollievo, gioia, felicità.
E'
qualcosa che ho sperato per 20 anni e che finalmente si è
realizzato.
E'
come indossare un abito nuovo ogni giorno, ogni volta che apro gli
occhi.
Ogni
volta che vado incontro ad un alito di vento e non mi preoccupo più
della polvere negli occhi, ogni volta che faccio attenzione a quanto
sbatto le palpebre e non mi preoccupo più della lente che si sposta con un movimento brusco, ogni volta che mi lavo i capelli e
non mi preoccupo più di togliermi le lenti.
I capelli! Ecco cosa dovevo fare stasera!
mmmm...sarebbe stato meglio che dopo l anestesia, alla fine del suo effetto cioè, tu avessi preso dell Arnica mediate una prescrizione di un medico omeopata perchè gli interventi medici si considerano dei traumi anche psicologici, l Arnica è fatta propio per questo per i traumi, un medico con competenza nell uso di questo rimedio ti avrebbe dato la diluizione posologia giusta anche al telefono evitandoti parecchi dolori e pensieri.
RispondiEliminaAnche io so che tipo di rimedio si prende ma in casi delicati come gli occhi, non mi azzardo a dire di piu ;)
Direi epico!
RispondiEliminaBellissimo racconto, sia per il ménage à trois con i tuoi genitori (dopo aver vissuto da sola, è terribile, ti capisco!), sia per il dietro le quinte dell'operazione oculistica.
E' stata dura, ma ce l'hai fatta.
Evviva la zitalla non più quattr'occhi!!
Grande Zitella! Lo so che hai descritto anche i tuoi dolori post operatori, ma mi hai fatto morire dal ridere. Mi piace anche questo di te:riuscire a sdrammatizzare e prendere la vita con un po'di leggerezza, che la vita è già amara di suo!
RispondiEliminaBuona giornata
Lucia
PS Ero veramente curiosa di sapere dell'ispezione materna nei tuoi armadi:non è andata male dai...Mia mamma avrebbe fatto di peggio.
Amica Ivabellini ti ringrazio per il consiglio ma non potevo sapere che gli antidolorifici mi avrebbero fatto così male. Ad ogni modo ho preso solo 2 compresse perchè la parte più dolorosa non è durata più di 24 ore, vomito a parte il tutto è stato abbastanza sopportabile. Grazie per i consigli cmq!
RispondiElimina@Lucia: Avevo nascosto 3 paia di scarpe nell'armadio del mio coinquilino. Bionda sì, ma non scema del tutto ancora...
Anch'io quando vivevo da sola e passava madre per un'ispezione nascondevo la roba ovunque.
RispondiEliminaDeve essere stata dura per i primi due giorni, però... adesso ci vedi! non posso comprendere la tua sensazione, perchè gli occhi sono praticamente l'unica cosa che funziona bene nel mio corpo, ma sono ugualmente felice per te!
E grazie per esserti persa la Ventura senza trucco all'isola per renderci partecipi delle tue avventure...
Oooohhh finalmente una zitella ex-quattrocchi!!! Occhi nuovi, vita nuova si dice, vero?
RispondiEliminaResoconto epico, quasi quasi lo faccio leggere alla mia vicina di casa che ha fatto la stessa operazione lo scorso 22 marzo ...
cuoricina <3
RispondiEliminae cmq SAPPI che un vestito con le frange tipo charleston nell'armadio DEVE esserci.. quello di H&M poi era cosi a buon prezzo... (mi sto autoconvincendo, perchè io ce l'ho nero e per ora non l'ho ancora mai messo - è nell'armadio da anni due)
Mi sei mancata tanto in questi giorni... felice di sapere che è andato tutto bene e che stai bene. Un abbraccio forte e un bacio grande!
RispondiEliminaamica Zitella, io non so no amica ma amico (Ivano per gli amici Iva)
RispondiEliminaTi faccio i migliori auguri di una totale spensieratezza oculistica e non solo ;)
Bentornata :)
RispondiEliminaAnch'io dovrò fare l'intervento tra qualche anno perché sono cieca come una talpa ... ma ho una paura boia ç____ç
credo che mi terrò la talpaggine :D (Ange)
RispondiEliminaLetto tutto. Due volte.
RispondiEliminaAlla fine, la decisione: dato che la mia attuale condizione di single con mutuo non mi permette di farlo adesso, apro un conto arancio e lo dedico solo all'intervento.
La tua epica testimonianza era quello che mi serviva, quindi GRAZIE, e soprattutto... bentornata a Milano!
Avevo sempre dato per scontato la fortuna di vederci bene. Adesso l'apprezzo per davvero!
RispondiEliminaNon aspettavo altro che questo post!!:-))anche io sogno di togliere questi occhiali...e sono condannata anche a non poter mettere le lenti a contatto per più di un'ora! ma è mai possibile che le mamme siano tutte uguali?!?!?!?;-)
RispondiEliminaVorrei farlo anche io, prima o poi... Odio dover portare gli occhiali!
RispondiEliminaio ho fatto la prk...come hai fatto a riprenderti in 5 giorni?? io i primi sette sono stata a letto al buio(buio totale...della serie che anche il riverbero della luce mi dava tremendamente fastidio)con la sensazione di avere vetri nell'occhio... sono stata bene solo dopo aver tolto le lentine...tolte dopo 7 giorni... e ti dico solo questo...dopo l'intervento, quando ti fanno sedere sulla poltroncina per tornare un attimino in te, nemmeno ho fatto in tempo a sedermi che...sbam..sono svenuta...non per il dolore ma perchè continuavo a pensare a quella spatolina che mi grattava l'occhio e al divaricatore ...sì perchè a me il divaricatore "clockwork orange style" l'hanno messo eccome...cmq esperienza abbastanza brutta...e c'è da dire che anche i successivi mesi sono impegnativi a livello di "manutenzione" per sei mesi bisogna indossare occhiali da sole con qualsiasi fenomeno atmosferico (sai che figura demmerda ho fatto), mettere per mesi e mesi goccine di collirio in continuazione e anche stare attenti a stropicciare gli occhi e prendere colpi ecc... ah ultimo ma non ultimo NON MI SONO POTUTA TRUCCARE PER TRE MESI!!!!!!!!! come ho fatto non lo so ancora...anzi sì lo so come ho fatto: vivevo con gli occhiali da sole addosso!
RispondiEliminaPer me non è stata così tragica e i benefici sono stati (e sono tutt'ora) così grandi che aver vomitato per due giorni mi risulta davvero una passeggiata.
EliminaMi sono operata a febbraio quindi non dovevo sopportare una luce del sole molto forte ma ad ogni modo gli occhiali da sole si sono resi necessari solo per una settimana. E anche il trucco l'ho ripristinato dopo un mese quindi dipende molto dagli oculisti e dalla situazione oculare che si va ad operare.
ah certo i benefici sono fuori dubbio...anch'io facendo le somme la rifarei considerando quello che ci ho guadagnato!! io l'ho fatta ad ottobre (quindi sei mesi dopo di te)...credo la risposta all'intervento sia molto soggettiva. Ad esempio mi hanno raccontato(eh già perchè io ero svenuta ripensando a quella puzza di pollo bruciato..oddio vomito!!!) che quasi tutti quelli che hanno fatto con me l'intervento sono usciti tranquillamente dalla sala operatoria accusando solo un leggero fastidio, un pò di lacrimazione e appena usciti smanettavano già col cellulare. Per farti capire...io nei primi tre giorni non riuscivo ad aprire gli occhi ma non per il fattore luce; era come se qualcuno mi avesse dato due pugni e avessi gli occhi tumefatti..dopo tre giorni di collirio al cortisone li ho finalmente schiusi (e dico schiusi non aperti) ed è cominciata la sensazione di spilli negli occhi fino a che non mi hanno tolto le lenti! ma davvero tu non hai dovuto portare gli occhiali da sole per sei mesi?? a me avevano detto che era una regola generale in quanto nei mesi successivi l'epitelio va a riformarsi e i raggi solari possono danneggiarlo boh vai a vedere...cmq ora vedo ho recuperato TUTTO anzi il 3 giugno ho l'ennessimo e ultimo controllo...
EliminaCiao Lucia, so che il post è molto vecchio ma mi sono (forse) decisa a fare l'operazione. Posso contattarti per avere qualche informazione?
RispondiEliminaGrazie
Barbara