Ci vuole del bel coraggio per andare a
correre alle 5.30 di mattina in un giorno feriale. Spiegarlo alle persone che
mi circondano, da mia madre ai miei colleghi, dal fidanzato ai compagni di
palestra è sempre un po’ difficile perché, anche se loro non se lo immaginano,
io glielo vedo quello sguardo da “ma tu hai qualche problema”.
E tu vaglielo a spiegare che trovo molto più
normale alzarmi alle 4.30 per andare a correre che abbandonare il divano
all’una di notte per uscire a bere un inutile drink sui navigli.
Non trovo strano alzarmi prima dell’alba per
correre nel mezzo del centro storico di Milano deserto e anzi, trovo
sinceramente ottuso chi non capisce quanto sia liberatorio e soddisfacente un
esperienza del genere.
Correre alle 5.30 di mattina (di un giorno
feriale, è bene sottolinearlo perché a farlo di sabato o di domenica son capaci
tutti) è una di quelle cose che gli americani metterebbero nella “bucket list”:
l’elenco delle cose da fare prima di morire.
Come posso spiegare una mattinata così
elettrizzante, così euforica: un gruppo di persone che fino a 3 mesi fa manco
si conosceva e adesso si ritrova alle 5 di mattina davanti ai Giardini di
Palestro a ridere e a prendersi per il culo l’un l’altro perché “oh io dopo ho una riunione”
“non sono mai stata in centro a quest’ora struccata” “ma che cazzo stiamo
facendo” “quello là ha fatto il dritto”.
Facce da cityrunners: Francesca, Gaetano, Tania, io, Giulia, Daniela, Rossana e Mirko
Per chi corre da un po’ fare 5 km è
abbastanza agevole: direi che è quasi una distanza che si riesce a completare
senza nemmeno attivare i dolori da infortuni che tutti, e dico tutti, noi
cityrunners stiamo sperimentando. La mia home di Facebook ormai è un
proliferare di aggiornamenti da ortopedia insieme agli immancabili Runtastic e
Runkeeper: c’è chi corre alla mattina (tipo Giulia l’Highlander), chi corre la
sera come Mirko, chi sale centinaia di scale come quel folle di Cristiano e c’è
chi corre come me che giro intorno ad Isola come un criceto sulla ruota
esultando tutte le volte che mantengo un passo sotto i 6 minuti/km.