Io giuro che vorrei davvero trovare le parole per spiegare
al meglio questo senso di onnipotenza che sento ora.
Perché giuro, è meglio di una droga.
E’ un insieme di emozioni e di sensazioni: mi sento figa, invincibile,
completa, forte.
Non mi sento lontanamente quel fallimento umano che invece
credo di essere durante la settimana.
In nessun ufficio mi sono mai sentita così adeguata e
capace. In nessun’occasione mi sono sentita così figa.
So che sembro in piena botta di endorfine ma ogni volta che
faccio una gara, anche se non sono più di primo pelo, le emozioni è come se
maturassero e mostrassero aspetti nuovi. Trovo sfumature e che alla
prima volta non ho notato, ma che alla seconda emergono.
Dovete provarla, fatemi questo piacere, dovete provare
almeno una volta una gara come questa.
Non le Stramilano, non le We own the Night, non le garette
cittadine ad uso e consumo di uno sponsor colorato o elettrico. Lasciate quelle
passeggiate a chi vuole limitarsi a camminare un po’ e ad avere qualche buona
scusa per spararsi un selfie con uno sfondo particolare.
Le gare serie sono dei capolavori.
Dei capolavori di organizzazione innanzitutto (per ora non
me la sento di lamentarmi di nulla, ho avuto il mio sacco per il ristoro,
c’erano i depositi borse e le auto non mi hanno dato fastidio) e di persone che
raramente avreste la possibilità di incontrare.
Lo sapete, io vado matta per l’umanità che corre.
Tu sei lì, nei primi 3 km, quando ancora devi stabilizzare
il battito e pensi di vedere la morte e invece incroci il vecchietto
settantenne che corre ingobbito ma corre.
Oppure incroci quel ragazzo che hai visto anche al Trofeo
del Sempione, quel ragazzo con una gamba amputata che correva con le stampelle
e non puoi fare a meno di avvicinarti a lui e urlargli “vai! Sei un
grande!!!!”.
Oppure incroci i bambini, dio mio quanti bambini, che applaudono a noi
sconosciuti facendoci sentire dei supereroi, allungando quelle manine dai
marciapiedi per darci il 5!
E’ la seconda staffetta, ormai dovrei essere abituata.
Invece no, perché ogni corsa è una scommessa diversa. Con te
stessa, con il pacer, con la squadra, con le gambe.
La mia, quest’anno, era di completare la frazione più lunga
mantenendo un passo sotto i 6 minuti i 5.45 vicino ai 5.30.
Ma partiamo dall’inizio.
Quest’anno la mia squadra era composta da Alessandra (mia
lettrice del blog che ho contagiato al punto che è diventata cityrunner, il mio
orgoglio!), Elisa (la pr adidas che l’anno scorso mi ha coinvolto nel progetto
a cui voglio un gran bene) e Alessandro (il mio istruttore di TRX e trainer in
palestra).
Belli come il sole ad aprile: Elisa, io, Alessandro e Alessandra.