martedì 11 settembre 2018

Allenarsi in gravidanza, sì ma come? Boh!

Giunta ormai quasi al termine della gravidanza, ci sono molte cose sulle quali mi sono fatta un’opinione precisa e una di queste è la questione dell’allenamento in gravidanza.
In questi mesi è stato uno degli argomenti più frustranti per me che, pur non essendo di certo un atleta fitness d’elite di chissà quale livello, negli ultimi anni ho maturato una certa passione per lo sport.
E’ inevitabile che uno dei primi quesiti che mi sono posta quando ho scoperto di essere incinta sia stato “ok adesso come mi alleno?”. Ho scoperto, direi immediatamente, che le scuole di pensiero sono svariate.  Una donna, al momento della (prima) gravidanza, ha le idee piuttosto confuse e l’unico faro di conoscenza non è alfemminile.com (come spesso accade) ma il ginecologo. Tuttavia, con tutto il rispetto per la professione medica (e ne ho moltissimo), ho notato che è difficile trovare due medici concordi sulla stessa cosa. Relativamente all’esercizio durante la gravidanza ci sono svariate scuole di pensiero: influenzate dalla cultura, dallo storico personale e dalle conoscenze maturate sul campo dello stesso medico.
Tendenzialmente nessuno, in una gravidanza fisiologica (cioè senza patologie e rischi), sconsiglia di sana pianta l’esercizio fisico….MA!
Ma ognuno applica dei vincoli tutti personali, ecco qualche esempio:
- non correre/corri fino alla fine del I trimestre/corri semmai a partire dal II trimestre/sei hai sempre corso, continua a correre senza arrivare alla soglia di max sforzo
- non saltare/salta fino a che il pancione te lo consente
- non alzare pesi/ok i pesi ma attenzione al pavimento pelvico
- niente bici/bici ok
- non squat/ok squat
- hydrospinning sì/hydrospinning no 
- fit ball sì/fit ball no
e così via.
Insomma una donna che si trova con la voglia di fare, non sa più cosa fare perché sente tutto e il contrario di tutto e seppur con tutta la forza di volontà (che, come sapete, diminuisce con il passare dei mesi) si ritrova spaesata e alla fine, forse, non fa niente.
Un aspetto che ho trovato sottovalutato nella gestione della gravidanza dal punto di vista medico è l’emotività della donna attiva che d’un tratto si trova costretta a non poter fare più nulla perché senza una linea guida specifica. Parlo per me ma anche a nome di altre donne con cui ho avuto modo di interfacciarmi con più o meno lo stesso mio livello di allenamento.
Prendete me: praticavo training funzionale 3 volte a settimana e saltuariamente aggiungevo una seduta di hydrobike da Waterbeat o una sessione da Barry’s Bootcamp.
Passare da un regime settimanale di 3-4 sedute di fitness intenso a zero ha provocato uno scompenso emotivo considerevole. Altolà: non dico che non si possa fare nulla ma che per una persona abituata ad un determinato livello di fitness, ritrovarsi a fare le passeggiate o l’hatha yoga corrisponde letteralmente al N U L L A. 

Nella mia esperienza ho capito che l’attività fisica gioca un ruolo importante se non fondamentale nel benessere psico-fisico e non parlo limitatamente alla leva del mantenimento o della perdita di peso. Chi pratica regolarmente sport (qualsiasi sport: che siano i corsi in palestra, judo, tennis, volley, spinning, boxe, beach volley, danza etc) magari ha cominciato perché voleva appunto recuperare un certo livello di forma fisica e perdere peso o massa grassa ma presto si sarà reso conto che la costanza nell’attività porta benefici ben maggiori dell’esclusiva perdita di peso: si tratta di migliorare qualitativamente la propria vita perché si mangia meglio, si digerisce meglio (sì, parlo anche dell’intestino), si dorme meglio, si respira meglio, ci si muove senza affanno e con maggiore agilità. Tutto questo contribuisce a mantenersi più equilibrati dal punto di vista psicologico ed emotivo e, in una parola, più felici.
Gli ormoni sono delle potenti “DROGHE” prodotte dal nostro corpo e non è un caso che praticando attività fisica si stimoli la produzione di endorfine, gli ormoni del benessere (che combattono invece il cortisolo, il maledetto ormone dello stress).
Una donna in gravidanza è un fottuto cocktail di ormoni: tutti di fondamentale importanza alla crescita e allo sviluppo del bambino. Il bello è che uno dice “ormoni” ma spesso nemmeno sa di cosa sta parlando (e io sono sicuramente tra queste persone) ma mi permetto di dare la mia esperienza provata sul campo. Gli ormoni -della gravidanza- sono potentissimi e senza che tu nemmeno te ne accorga puoi essere la donna più sicura del mondo in un momento e trovarti sull’orlo di un attacco di panico poco dopo. Puoi raggiungere picchi di felicità che pensavi inimmaginabile e subito dopo sprofondare nell’abisso profondo della disperazione. Oppure puoi ritrovarti a piangere di continuo perché sopraffatta dagli eventi senza riuscire a fare nulla per riprenderti razionalmente. 

Nei primi 4 mesi di gravidanza mi ha seguito un medico ginecologo super simpa che pratica yoga da anni. Nel I trimestre mi ha consigliato di praticare yoga ovviamente e io, come ho già raccontato, ho avuto il mio bel daffare a trovare un centro che mi facesse fare qualcosa in quei benedetti primi 3 mesi. Dal II trimestre in poi sono stata seguita da una dottoressa fenomenale che però, se da una parte non ha ostacolato il mio desiderio di sport, dall’altra ha posto anche numerosi paletti (che ad una certa ho deciso, a mio rischio e pericolo, di ignorare).
Eppure, se solo si scavalla l’oceano e si va a New York le cose sembrano piuttosto diverse. Ce la ricordiamo tutte Charlotte che corre per Central Park pur sapendo di essere incinta e voglio vedere a quante donne in Italia il ginecologo ha dato l’OK per praticare running. Forse solo i medici sportivi alle atlete e perché loro sono -giustamente- seguite con una cura diversa rispetto a quella di noi donne non-atlete. 

Alysia Montano, a 34 settimane, che corre una 800m 

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lunedì 3 settembre 2018

Il terzo trimestre tra lacrime e fastidi

Giunta alla 31esima settimana, sono entrata in pieno diritto nel III trimestre: il trimestre della consapevolezza, il trimestre della visualizzazione, il Trimestre dei Trimestri.
Innanzitutto fatemi dire che contare la gravidanza in settimane o in mesi è un maledetto labirinto: da che mondo è mondo la gestazione dovrebbe durare 9 mesi, no? Eppure non appena rimani incinta il mondo medico si rivolge a te contando le settimane. Una pensa che sia cosa semplice, pure per un cervellino lento con i conticini come il mio, 9 mesi * 4 settimane = 36 settimane massime. Invece no, la gravidanza dura 40 settimane. Quindi, spetta un attimo, ma conti alla mano allora sono DIECI MESI!1!!
Sono dieci mesi raga, DIECI! CI HANNO SEMPRE FREGATO!

Sembro un serpente che ha inghiottito la preda

Quindi, ricapitolando, io che sono alla 31esima settimana ma mancano 2 mesi alla data del parto sono all’ottavo mese o sono al settimo? Tutto questo per dire che uno dei piaceri del III trimestre è la cosiddetta domanda di maternità flessibile da presentare all’INPS: chi come me non fa lavori che mettono in pericolo il bambino (cioè non devo stare troppe ore in piedi o avere a che fare con sostanze chimiche etc) può richiedere allo Stato di gestire i 5 mesi di maternità obbligatoria (solitamente divisi tra 2 prima del parto e 3 dopo), lavorando per tutto l’ottavo mese e usufruendo di 1 mese di congedo prima e 4 mesi dopo la nascita.
Io l’ho presentata qualche settimana fa e la cosa mi è costata sudore e fatica (come ogni cosa in questo periodo del resto) ma anche perché nel mio caso cadeva nel mezzo di agosto, con le chiusure degli uffici e i medici del lavoro in vacanza.
Ad ogni modo il mio moto di protesta va a all’INPS che calcola la maternità partendo dalla data di presunto parto e procedendo a ritroso in mesi mentre invece il resto del mondo medico calcola la gestazione in settimane partendo dalla data dell’ultimo ciclo. Tra un calcolo e l’altro ballano 4 settimane, esattamente quelle che mancano.
Ma polemichina sterile a parte eccoci a parlare del fantomatico ultimo trimestre da non mamma.
La prima cosa che mi sento di evidenziare è un fil rouge che per alcune prende tutta la gravidanza fin dal I trimestre: LA STANCHEZZA.
Sarà che la mia gravidanza è caduta proprio nel mezzo dell’estate, la stanchezza ha cominciato a diventare fedele compagna di vita a partire già dal 6° mese (giugno-luglio) e come avrete avuto modo di notare, abbiamo avuto un’estate “classica” con caldo afoso fin da giugno senza mai mai mai mollare fino a ferragosto. Amica Stanchezza ama manifestarsi in qualsiasi momento della giornata, spesso di mattina ma talvolta anche nel primo pomeriggio. Il sonno non è mai sufficiente anche perché spesso intervallato da risvegli notturni preparatori ai mesi a venire e visite al bagno per fare due insopportabili goccine di pipì.
Amica Stanchezza fa spesso coppia con Amica Spossatezza: se non è una, è l’altra.
Un giorno è vero e proprio sonno: sbadiglioni e lacrimoni fino alle 7 di sera. Un altro invece è proprio una sensazione di soffocamento spesso accentuata dal caldo che toglie il respiro.
Purtroppo va così: il corpo sta facendo gli straordinari, lavora di giorno e di notte alla produzione di un piccolo ma meraviglioso nuovo essere umano e questo richiede un lavorìo costante di tutta la fabbrica. Nel mio corpo tutti stanno facendo i doppi turni, non si dorme mai, la delivery del progetto è vicina e le aspettative sono altissime.


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