giovedì 20 marzo 2014

Dentro il mio beauty: Nuovi ingressi

E' passato del tempo dall'ultima volta che ho parlato di beauty quindi ci tenevo a dare un aggiornamento perché sembra ieri che ci compravamo tutte Les Beiges di Chanel e invece era l'anno scorso.
A Milano c'è il sole da più di 6 giorni e questo rende la vita dei milanesi terribilmente complicata perché d'un tratto dobbiamo uscire dal nostro letargo, inforcare i Ray Ban e renderci conto di quanto la pelle sia diventata color ghisa.
Per quanto mi riguarda dopo aver usato per sostanzialmente tutto l'inverno un fondotinta in polvere (quello di Make Up For Ever), sono tornata ai fondotinta liquidi da qualche settimana, forse per l'emergente necessità di nascondere un viso perennemente stanco e con le occhiaie.


Un sabato mattina quindi mi sono recata da Sephora e mi sono immolata nell'area promozionale dedicata a YSL perché sapevo che volevo comprare esattamente quel fondotinta, il Touche Eclat.
Per ora mi trovo bene anche se l'Estetista Cinica di cui vi parlerò diffusamente dopo, ha avuto qualcosa da ridire al riguardo.
Ovviamente come non si concepisce la pizza senza il pomodoro, non puoi passare da YSL senza prenderti anche il Touche Eclat correttore illuminante bacchetta magica whatever.

SHARE:

lunedì 17 marzo 2014

Running for Zitelle - #Cityrunners: La mia migliore 10 Km

Avete presente quando vi dicevo che avevo i dolori dappertutto, che quelli dell'Adidas sono pazzi, che mi hanno fatto fare le ripetute e io ho ripetutamente creduto di morire, che quelli che corrono sono proprio malati in testa perché non riesco ad immaginare nulla di più noioso che correre senza una meta e facendo sempre la stessa cosa?

MI SBAGLIAVO.

Non rinnegherò i dolori (vivo in un costante stato di acido lattico ma questo è dovuto anche al corso di TRX che faccio due volte a settimana), non rinnegherò le svariate volte in cui ho pensato di vomitare dietro un albero durante gli allenamenti, non negherò nemmeno la più sacrosanta delle verità è cioè che correre è noioso. Ma lasciatemi dire una cosa: arrivare al traguardo è la più cazzofigata di tutto. Arrivare al traguardo in mezzo a migliaia di sconosciuti è fantastico. Arrivare al traguardo con le gambe di legno e Beyoncé a palla nelle orecchie è da paura.

Non so cosa mi abbiano fatto i Pazzi dell'Adidas ma certo è che io ho fatto il miglior tempo della mia vita su una 10 km: 1.03.


In passato avevo fatto 1.07 e 1.13 ma 1.03 MAI.

MAI.

SHARE:

martedì 4 marzo 2014

Pagelle da Oscar 2014: L'anno in cui Leonardo Di Caprio vinse l'internet

E' inutile dirlo: nemmeno lui ci sperava di vincere quest'anno. Certo, eravamo tutte pronte a fare il tifo per lui, a crederci sul serio, ad immaginarlo mentre stringeva tra le mani quella maledetta statuetta. Ma la verità è che Wolf of Wall Street non era un film da Oscar e lui, checché se ne dica, non sembra nemmeno pronto per riceverlo.
Un'esauriente spiegazione del perché il nostro trottolino amoroso non abbia ancora la statuetta dorata sul suo caminetto la potete trovare qui, io dal canto mio posso dire che Leonardo, per i film che sta facendo, pare che proprio non lo voglia ancora un Oscar.
Negli ultimi anni i film più premiati hanno seguito dei filoni molto precisi: sceneggiature che cercando di ripulire la coscienza degli americani (12 Years Slave, Lincoln) o che cercano di esaltare il grande orgoglio patriottico (Argo, 12 Years Slave, The Hurt Locker).
Non si vince per i lustrini (The Great Gatsby), non si vince per la bellezza (Titanic), non si vince con le storie basate su sesso, droga e soldi (The Wolf of Wall Street). Gli Academy sono un premio in cui se la cantano e se la suonano da soli, sono gli attori che premiano gli attori stessi.
Inoltre, da Charlize Theron in poi, pare necessaria la sofferenza fisica, il patimento, l'abbruttimento per poter ambire alla preziosa statuetta.
Charlize in Monster, Nicole in The Hours, Anne in Les Miserables, Bale in The Fighter, Matthew in Dallas Buyers Club sono tutte prove che dimostrano che la sofferenza paga. E quando non si applica la teoria della sofferenza vi è quella della sceneggiatura che, nel caso di Wolf of Wall Street, non era poi così forte.
Insomma, fino a che Leonardo non la smette di fare il godereccio con le modelle, fino a che non smette di farsi vedere solo alle feste con la birra in mano, fino a che non smette di andare sui red carpet con la madre tamarra a 40 anni, fino a che non smette di stare appresso a Scorsese (che l'ha ripulito dalla fama del Titanic ma ancora non a sufficienza), non avrà quella maledetta statuetta perché gli Stati Uniti sono puritani, perbenisti e nazionalisti. E credetemi, io l'Oscar glielo avrei dato già per The Aviator, per Catch me if you can, per Blood Diamond, per Inception e per Shutter Island. Ma, ormai evidente, fare Quello Che Muore, nei film, non è abbastanza.

Ma dopo la doverosa premessa per Leonardo, parliamo di cose importanti.

Charlize Theron – Dior; Julia Roberts – Givenchy Couture

A Charlize qualcuno di fidato deve averle detto che sta bene solo con quel preciso modello d'abito: a sirena e con strascico perché altrimenti non si spiegherebbe come mai mette SEMPRE LA STESSA COSA DA 200 ANNI? Beninteso il vestito è stupendo e la veste perfettamente, ma mi piacerebbe (e non credo di essere l'unica) vederla con qualcosa di diverso, di meno ingessato. Io e lei condividiamo la stessa sorte (ahahahahah) cioè è difficile che sembri esile. Piuttosto, il rischio sellerona Brigitte Nielsen è un po' sempre dietro l'angolo. Questi abiti così strutturati e poco mossi di certo non aiutano la sua splendida fisicità a sembrare un po' meno “severa”. Voto: 7
Julia è tornata bionda ed è splendida come al solito. Apprezzo che nonostante la nomination non si sia vestita per la vittoria (gli Abiti per la Vittoria sono una categoria a parte) anche se qualcosa meglio del nero la si poteva fare. L'abito a colonna con la baschina poi, un po' troppo già visto. Voto: 6


SHARE:

Condividi

Blogger Template Created by pipdig