giovedì 20 dicembre 2018

Il mio qua-trio Inglesina Aptica

Ricordo ancora quando a maggio lanciai un sondaggino su Instagram chiedendo consigli su che passeggino fosse più consigliato per me acquistare. Mi servirono almeno 24 ore per smaltire tutti i messaggi. Capii immediatamente che, come per la gravidanza, su pannolini e passeggini tutti hanno un’opinione, un po’ come la nazionale di calcio!
Tuttavia questo è inevitabile: pure io che ho solo 8 settimane sulle spalle sento di poterne parlare ora come una veterana. Innanzitutto, errore da dilettante: non si dice passeggino. Si dice TRIO. 

Nella mia ignoranza pre-parto passeggino/carrozzina erano la stessa cosa, ora invece so bene che si tratta di mezzi diversi. 

Ma andiamo con ordine: le opzioni sul mercato sono miliardi e dopo mesi in cui ho letteralmente (lo giuro) seguito per strada le mamme e le coppie con i passeggini più interessanti ho stilato la lista degli elementi che per me sarebbero stati imprescindibili (facile da manovrare e da aprire/chiudere, sicuro, solido e ovviamente carino). E’ vero, il “trio” è uno di quegli acquisti che si è costretti a fare prima della nascita, quando ancora non sai a che santo votarti, sei lucida dalle tue 7 ore di sonno e non immagini quante cose imparerai a tenere contemporaneamente in mano. Però serve immediatamente e per “immediatamente” intendo proprio che non puoi schiodarti dall’ospedale senza l’ovetto. E una volta a casa non hai idea di dove appoggiarlo se non hai almeno la navicella.
Da 2 mesi stiamo quindi usando il sistema quattro Aptica dell’Inglesina: si chiama sistema Quattro perché oltre al triplete classico (passeggino, navicella, ovetto) dispone anche di un supporto per poter utilizzare in casa la navicella (o l’ovetto) come culla separandola dal telaio. 
Il supporto base è la salvezza per i genitori che vogliono evitare la cosiddetta “Mossa del Ninja”: quella mossa P E R I C O L O S I S S I M A per la quale si tenta (invano) di trasferire il neonato, tanto faticosamente addormentato durante la passeggiata, dalla carrozzina (o dal seggiolino auto) alla culla in casa. Il supporto funge da salvatore perché anziché prelevare il bambino con il rischio di innescare la sirena, si attacca direttamente la seduta al supporto senza minimamente turbare il sonno al piccolo erede. 
Dovete capirmi, io non ho mai preso in mano una carrozzina in vita mia prima del 22 ottobre, giorno delle dimissioni dall’ospedale. Non siamo nemmeno andati nei negozi a provarne altri o a “farci un’idea” e la mia ricerca, come per ogni cosa, si è limitata alla vastità delle opinioni online. Le istruzioni sono servite per montare i vari pezzi ma il resto, da bravi millennials, è stato imparato direttamente sulla strada. 
In ordine cronologico, l’ovetto è stato il primo ad essere testato dalla nuova famiglia e vi spiego in che scenario c’è stato il “battesimo”: dopo 6 giorni in ospedale finalmente ci danno l’ok per le dimissioni, Fagiolino ha concluso la fototerapia e sta bene, io sono ancora dolorante ma piena di adrenalina all’idea di andare a casa e Diego… bhé, dopo 6 giorni in cui io e il piccolo eravamo nella sicure mani dell’ospedale, adesso doveva prendersi cura di noi. Sarà la tensione, sarà la paura di romperlo (Leonardo, non l’ovetto), ma credetemi: quella prima e necessaria operazione ci ha portato via quasi un’ora. Quando siamo riusciti a sentire finalmente il “click” di chiusura delle cinture di sicurezza eravamo SUDATI.“Oddio ma è così complicato?” No, non lo è e infatti adesso lo facciamo in continuazione, in pochi secondi e sempre durante una crisi di pianto. Però in quel momento, allacciare Fagiolino alla seduta dell’ovetto, assicurarsi che fosse in posizione corretta e al riparo da urti è stata la prima operazione da genitori che abbiamo fatto. La prima. Eravamo tesi come corde di violino, sembravamo sui carboni ardenti, con la fretta di lasciare la camera e (almeno per me) respirare un po’ di aria fresca dopo quei giorni così pieni e concitati. 
La sottoscritta nervosissima (“Io in 9 mesi ho fatto un essere umano, tu POTEVI LEGGERE LE ISTRUZIONI ALMENO”) e Diego nel panico che cercava un tutorial su You Tube. 
Adesso che sia io che Diego ci siamo calmati, è il supporto che utilizziamo più di frequente: un po’ perché è il più immediato e pratico (dovendosi spostare in auto è indispensabile), un po’ perché essendo il primo con il quale abbiamo familiarizzato è quello con cui abbiamo più dimestichezza.


La nostra prima passeggiata in 3 con un Leonardo evidentemente perplesso


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