mercoledì 18 ottobre 2017

Silenzio, parla la Nutrizionista (prima parte)

Sofia Bronzato nasce nel 1989 si laurea a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. E’ medico chirurgo esperto in nutrizione clinica ed in patologie correlate alle abitudini alimentari.
La dottoressa riceve nel suo studio a Milano in via Lambro 12 oltre che a Verona e Varese dove si occupa di nutrizione clinica e medicina estetica. Per info e prenotazioni questi sono i suoi recapiti: tel. 340-6646012  mail sofia.bronzato@hotmail.it ma vi consiglio di seguirla su Instagram perché pubblica sempre delle ottime ricette!

IL RUOLO DELLA NUTRIZIONISTA 

Cosa fa una nutrizionista e che differenze ci sono con un dietologo e un dietista?
Il dietologo che si è specializzato in scienze dell’alimentazione così come il medico nutrizionista sono entrambe le figure professionali che si occupano della gestione completa dei disturbi connessi all’alimentazione, dalla diagnosi alla terapia, mediante la prescrizione delle indagini più utili e la costruzione di programmi nutrizionali sul paziente.
I biologi nutrizionisti sono laureati in scienze biologiche, iscritti a un albo professionale e possono prescrivere autonomamente diete. I biologi non possono però prescrivere esami del sangue (es. non possono chiederti di portare gli esami del colesterolo perché non sono medici e non possono richiedere esami) e non possono darti terapie di nessun tipo. Possono visitarti, misurare il tuo metabolismo basale etc e su quello prepararti una dieta. Ma, nel caso tu andassi da loro e mostrassi un’ipercolesterolemia o un disturbo tiroideo non potrebbero prescriverti la terapia adatta.  L’esercizio della loro attività è vincolato a dei limiti e alla necessità di integrare le proprie competenze con competenze prettamente nutrizionali. Anche in questo caso, come per i Dietisti, le attività possono andare al di là della libera professione e dei percorsi di dimagrimento, come l’educazione alimentare e la ristorazione collettiva.
Un dietista ha conseguito una laurea in dietistica e può fare diverse cose tra cui lavorare al servizio di un medico compilando diete sotto prescrizione (il dietista non può fare nessuna dieta che non sia prescritta da un medico), può lavorare nell’ambito dell’igiene e dell’istruzione del corretto modo di alimentarsi.
Quello che consiglio è quello di rivolgersi a professionisti completi: il medico nutrizionista o medico dietologo svolgono senz'altro questo ruolo.

Quali sono gli strumenti che una nutrizionista ha a disposizione per aiutare una persona (piano alimentare, test intolleranze, dieta, rieducazione alimentare, consigli sportivi)?
La visita è il momento più importante dell'incontro, in cui si raccoglie tutta l’anamnesi del paziente, ossia le abitudini, la sua storia famigliare, quella patologica pregressa e recente, si esegue l’esame obiettivo, si raccoglie il diario alimentare di 7-10gg.
L’esame obiettivo consiste nel visitare fisicamente il paziente, capire sintomi e valutare eventuali segni fisici correlati. Il medico può avvalersi poi delle analisi del sangue, di esami strumentali utili (può per esempio prescrivere una gastroscopia qualora il paziente soffra di sintomi correlabili a un reflusso gastroesofageo), di test per valutare eventuali intolleranze e/o allergie. A questo proposito, state attenti al grande business dei test per le intolleranze: non esistono test sulle intolleranze validati che non siano il Breath test al lattosio, al lattulosio, al glucosio, al fruttosio e il test per la celiachia.  Esami dell’iride, del capello, della pelle, l’analisi della goccia di sangue in farmacia, sappiate che se li avete fatti non hanno alcuna valenza scientifica.  È utile inoltre misurare le circonferenze e le pliche adipose, bisogna calcolare il metabolismo e il livello di attività svolta giornalmente dal paziente, stimare la composizione tissutale (massa magra e grassa) e tenere monitorati tutti questi dati e anche su questi costruire la dieta.
E’ impossibile uscire dalla visita con il medico nutrizionista con una dieta in mano: la dieta va preparata sartorialmente seguendo le abitudini alimentari del paziente e proponendo soluzioni o alternative che lo aiutino a gestirsi bene in base alla vita quotidiana (sapere ad esempio in che ristoranti mangia a pranzo, se si fa la schiscetta e come consigliarlo). Esistono i programmi che ti aiutano in questo senso ma dopo una visita particolareggiata dove richiedi storia personale, patologie, diario alimentare etc presentare un foglio stampato che non tiene conto dei gusti, delle abitudini e delle necessità del paziente sembra quasi una presa in giro, no? E’ vero anche che poi ti ritrovi la sera e devi scrivere 20 diete diverse però almeno così sei veramente utile. In ogni dieta devi dare alternative (prima di andare a letto se ti viene fame mangia questo, se sei sotto stress mangia quest’altro etc). Devi rispettare le abitudini e i gusti del paziente il più possibile.
Inoltre è importante la varietà: cambiare completamente la dieta dopo un paio di mesi è fondamentale per non cadere nel tranello della noia.

Quali sono i più grandi errori che vedi fare?
Nei giovani le diete iperproteiche caratterizzate da un uso smodato di integratori: se tu assumi proteine in eccesso rispetto a quanto ne puoi metabolizzare, quello che è importante capire è che le trasformi comunque in grasso. Con un eccesso di proteine vedi crescere la tua massa muscolare ma in mezzo a quella si nasconderà un sacco di ritenzione di liquidi, comunque ci sarà un accumulo di grasso, e soprattutto il fisico produrrà molte scorie azotate affaticando reni e fegato e accumulerà molte molecole proinfiammatorie esponendo il fisico a un rischio maggiore di patologie cardiovascolari e tumori.
Una dieta corretta deve essere isoproteica (iso=giusto): 0.8-1 g di proteine al giorno per ogni kg di peso corporeo. E’ quello che ti consente, quando vai a fare attività fisica, di consumare il glicogeno muscolare, quindi il grasso e poi di costruire contemporaneamente e in maniera sana il ‘muscolo’.
Un altro errore frequente è quello di non riuscire a quantificare i carboidrati che vanno assunti tutti i giorni. Spesso per difficoltà a introdurli in maniera corretta si tende ad eliminarli. Se ci pensi, quando si tratta di grassi, mentalmente si è radicato lo stigma che troppo olio o troppo condimento sia dannoso per la salute. Per i carboidrati invece si fatica ad entrare in questa stessa modalità di pensiero e quindi piuttosto si ‘tagliano’ dalla dieta. Per gestirsi anche nella preparazione dei pasti in ufficio (le schiscette) è utile congelare i cereali cotti e porzionati. Se fai cuocere 350 g di farro (riso integrale, riso venere, quinoa etc) e poi lo metti in un contenitore, potresti avere qualche problema nel porzionare la giusta quantità per il resto della settimana. Se invece lo metti in congelatore già porzionato e lo tiri fuori la sera prima, sei a posto.
Altro errore è legato alla scarsa varietà nei carrelli della spesa e in cucina: se mangi tutti i giorni la quinoa con i broccoli poi ci credo che di notte ti sogni la carbonara. Ogni mese e mezzo o due la dieta andrebbe completamente cambiata. Per questo è importante sapere cosa ti piace, perché se io ti metto la zucca e a te fa schifo poi come fai?
Infine spesso devo intervenire sulle combinazioni scorrette all'interno del pasto: ad esempio vedo spesso pazienti pensare che i legumi possano sostituire da soli una proteina animale. Non è vero, è necessario completare la proteina con un cereale.


IL MONDO DELLE DIETE E DEGLI ZUCCHERI

A quest'età sono stufa di parlare di diete. È possibile dimagrire senza imbarcarsi nell'ennesimo regime dietetico?
È il concetto di dieta ad essere sbagliato: si pensa che sia qualcosa di temporaneo. Invece sono le abitudini che vanno cambiate e bisogna allenare il proprio equilibrio, basta pensare a chi resta nel proprio peso forma stabilmente. Le persone normopeso non sono a dieta ma si sanno gestire, in questo modo possono mangiare senza soffrire, senza rinunce particolari e godendosi un po’ di tutto ma con moderazione.
Per dimagrire bisogna abituare il fisico a mangiare meno di quello che si mangia abitualmente, che evidentemente è troppo rispetto a quanto si consuma. E’ l’idea stessa di farlo solo per un periodo che è sbagliata (lo faccio per una settimana, per un mese, il mese prima del matrimonio…). Calcola che ogni volta che ci sono fluttuazioni del peso, crei infiammazione. Ecco perché nella dieta ci devono essere almeno uno o due pasti liberi, compensati ad esempio da un giorno prevalentemente con due secondi piatti ai pasti principali. Se tu un giorno ti lasci andare alla pizza e al gelato, devi avere in te comunque la possibilità di correggerti, quindi un giorno potresti stare più leggero riducendo la quota di zuccheri e carboidrati. Un giorno quindi un po’ iperproteico per un po' di libertà in più rispetto alle necessità caloriche, però UN GIORNO.


Cosa pensi dell'alimentazione intuitiva?
Spesso viene usata per mascherare la difficoltà di gestione della fame. Bisogna capire, poiché l’appetito è un sintomo, da dove viene questa fame e se questa è giustificata.
Spesso si ha fame ingiustificata perché non si assume abbastanza fibra. Dovremmo assumere 30 g al giorno solo di fibra (principalmente insolubile, da verdure ad esempio).  La fibra insolubile oltre a farci del bene in termini di salute, riempie: non la digeriamo e la eliminiamo con le feci. La fibra è un aiuto per il fisico in quanto arriva nell’intestino, tappa l’assorbimento degli zuccheri e fa da “tappetino” proteggendoci dall’assorbimento di sostanze tossiche e dannose. Per queste ragioni dovremmo mangiare almeno 800-900g di vegetali al giorno. Arrotondiamo a circa un kg, dii cui, 2/3 di verdura e 1/3 di frutta (una mela ad esempio abbastanza grande pesa circa 250g).
In definitiva, sarei d’accordo sull’alimentazione intuitiva solo se fossi sicura di un’assunzione sufficiente di fibra, altrimenti è più probabile che “mangiare intuitivamente” significhi tornare dopo un mese con almeno 3 kg in più e una voglia pazzesca di iniziare la dieta del digiuno.

Che sarebbe?
La dieta del digiuno prevede un regime calorico controllato durante il mese con un certo numero di giorni di digiuno in cui diventa fondamentale l’idratazione. La famosa dieta del digiuno ha sicuramente una base scientifica e alcuni risultati promettenti: se tu diminuisci le calorie invecchi più lentamente, ti infiammi meno e dimagrisci di più. Tuttavia, tutti gli studi che sono stati fatti fino ad ora sono stati fatti seguendo i pazienti sia quando digiunano sia controllando il loro regime alimentare tra un digiuno e l’altro. Se invece un paziente digiuna 5 gg e gli altri 25 gg mangia come si sente senza essere seguito, tornerà da noi che avrà preso peso, non avrà imparato come alimentarsi per la vita e avrà avuto un sacco di sbalzi glicemici, che avranno infiammato il suo fisico con un effetto controproducente. Ecco perché il regime di digiuno deve essere seguito dal medico nutrizionista.

Cosa pensi della regola del piatto e delle diete dissociate?
Come detto relativamente al rapporto di legumi e cereali (proteine e carboidrati), non credo nella dissociazione. Soprattutto nel caso dei regimi vegetariani o, ancora di più, vegani è molto difficile raggiungere il quantitativo di proteine da assumere giornalmente e in più risulta ancora più complicato assumere proteine complete di tutti gli amminoacidi.
Per esempio, per pensare che farsi un piatto di pasta di lenticchie (o di piselli o quelle che sono in commercio ora) con il pomodoro significhi aver assunto “più” proteine, occorre sapere che quelle assunte sono proteine “monche”: mancano infatti una serie di amminoacidi che bisogna prendere dalla combinazione con i cereali (si quindi a pasta e fagioli, riso e piselli e così via).  Le paste di legumi che non siano combinate a una quota di cereali non hanno nulla di più salutare dei cereali in chicco o dei legumi stessi e, cosa per altro non da dimenticare, sono molto costose e non sempre gustose né digeribili.

La distribuzione ideale nel piatto ad ogni pasto principale dovrebbe essere invece: metà verdura, ¼ proteina anche vegetale ¼ cereale. Il piatto deve contenere sempre: proteine, cereali, fibre e grassi buoni. A colazione per esempio consiglio lo yogurt greco o quello vegetale senza zuccheri aggiunti, le bevande vegetali proteiche non zuccherate (latte di soia, di avena, di mandorla). Lo yogurt in particolare può essere ritenuto per molti versi un “profarmaco”: il fatto che abbia dei batteri buoni al suo interno lo rende più di un semplice alimento, per cui considerarlo al pari di qualsiasi altro derivato del latte è riduttivo.
Considera che dalle linee guida noi potremmo mangiare fino a 3 porzioni da 125ml di latticini magri al giorno. Quindi lo yogurt se ben tollerato e se non zuccherato io lo metto anche tutti i giorni.
La combo a colazione può essere:
Yogurt/yogurt vegetale/latte vegetale/latte vaccino magro
Cereale: fiocchi di avena, pane integrale, pane di segale, farro o quinoa soffiata (purché non zuccherata)
Fonte di fibra: la frutta nella giusta quantità (250-300 g di frutta al giorno)          
Grassi: la frutta secca (non più di 30 g al giorno: 20 mandorle –anche tostate purché non bruciate - o 5 noci intere).


Non dimagrisco manco se mi ci metto: ha senso questo benedetto “reset metabolico” di cui si legge parecchio su internet?
Per dimagrire innanzitutto è necessario prima capire che non ci siano delle patologie metaboliche o ormonali o che tu stia seguendo una terapia che può favorire un aumento dell’assorbimento o della sintesi del tessuto adiposo (vedi diabete, le terapie con i cortisonici o l’ipotiroidismo). Dopo averle escluse vale sempre la regola “consumare più di quello che mangi”. Non ci sono altre regole, altri segreti. E’ l’unica REGOLA. Devi capire bene quanto consumi, facendo una stima delle tue caratteristiche basali, di quanto dura l’allenamento, della tua frequenza cardiaca media durante l’allenamento e, prendere magari anche la misura del tuo peso prima e dopo l'attività per vedere quanta acqua perdi e se tendi o meno a trattenere liquidi. Poi conta naturalmente anche il tuo stile di vita quotidiano perché non ci si basa solo sull’attività di allenamento. 
Dimagrire innanzitutto significa perdere massa grassa. Per farlo devi aumentare necessariamente per un periodo i nutrienti che servono per nutrire il tuo muscolo, motivo per cui potrebbe essere utile un piccolo pasto proteico (con proteine buone e non necessariamente da carne o affettati) dopo l’allenamento, in fase di recupero. Diciamo che considero il “reset metabolico” un concetto giusto partendo però dal fatto che occorre prima di tutto un reset delle abitudini alimentari di base.
Bisogna capire come mangi tutti i giorni: è giustificato incrementare le calorie e incrementare soprattutto l’introito di quei nutrienti che ti servono a costruire massa muscolare. Il principio è che tu basalmente consumi di più se hai una massa muscolare maggiore. Quindi se mangi male o combini male o non assumi tutti i macronutrienti che ti servono nella giornata (e spesso lo fai perché mangi più zuccheri semplici e grassi di quello che ti serve) alla fine effettivamente non mangi zuccheri complessi e proteine nella giusta quantità e quindi la tua massa muscolare non avrà mai la possibilità di crescere.
Per aumentare il tuo muscolo quindi ha senso aumentare quei nutrienti che sicuramente se combinati bene con l’attività fisica indirizzi verso il muscolo. Ma questo vale solo all'interno di un programma di allenamento: pensare che uno possa mangiare un po’ di più per innalzare il proprio metabolismo basale senza fare nulla, non ha senso e soprattutto non ha è efficace.

What the Health (il documentario su Netflix): La dieta vegana è davvero la migliore?
Come tutti i documentari che ho visto finora anche What the Health è troppo tendenzioso. Non ne esiste uno che non ti dia la possibilità di pensare diversamente. Prendiamo il caso del famosissimo China Study, che è uno studio epidemiologico MAI validato scientificamente.  Il principio su cui si basa è questo: raccogliere una marea di dati con più di 300 variabili e metterle in correlazione. Più variabili hai, più ci puoi trovare delle correlazioni. Però da qui a dimostrare un rapporto causa-effetto passa un abisso.
Un esempio pratico è quello della caseina, la proteina del latte e dei derivati. L'autore sostiene che togliendo la caseina dalla dieta di modelli murini, si riduce la dimensione tumorale di determinati tipi di tumore. Ebbene, anni prima un’altro studioso ha fatto lo stesso studio dimostrando che  la caseina non esiste soltanto di origine animale ma può essere prodotta anche dal grano. Se tu mangi il grano e poi assumi un’altro amminoacido che si chiama lisina tu crei nel tuo organismo la caseina. In base a questo studio una dieta ricca in caseina di origine vegetale portava ad un aumentato rischio di sviluppare tumori. Quindi, affermare che la caseina animale aumenti il rischio di incidenza di cancro e dire che la caseina in generale aumenti il rischio di cancro è diverso. Personalmente non sono contro il consumo moderato e secondo le linee guida della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) di latticini magri e di prodotti di origine animale per principio, semmai sono contro l’eccesso di proteine. Troppe proteine fanno male INDIPENDENTEMENTE dalla loro origine perché aumentano l’infiammazione del nostro organismo e aumentano la possibilità di sintetizzare grasso (che infiamma).


Cosa pensi dell’emodieta (e la dieta del dott. Mozzi)?
Si basa sull'idea che i nostri gruppi sanguigni siano stati selezionati in base all'evoluzione delle abitudini alimentari e che quindi se abbiamo un certo gruppo sanguigno risentiremo positivamente o negativamente di certi alimenti. Il principio su cui si basa questa dieta è che le proteine responsabili della definizione del gruppo sanguigno abbiano una struttura simile a proteine che sono espresse anche a livello dell’intestino.  Questa dieta non ha assolutamente nè prove scientifiche a suo sostegno nè senso. Se fosse veramente come asserisce Mozzi (se ci fosse una correlazione tra gruppo sanguigno e abitudini alimentari di una popolazione) le popolazioni, in funzione di patologie correlate all'alimentazione, dovrebbero avere tutte o quasi lo stesso gruppo sanguigno. Ad esempio l’intolleranza al glutine dovrebbe avere una prevalenza in funzione del gruppo sanguigno 0 secondo la sua dieta, in realta non è assolutamente così. L’intolleranza al glutine tocca tutti i gruppi sanguigni.
Ecco come dovrebbe essere uno studio epidemiologico per dimostrare le sue teorie: se vi è una correlazione, tutti quelli del gruppo 0 dovrebbero dimostrare che tra di loro c’è una più alta incidenza di celiachia. Stesso discorso per i latticini, nei gruppi AB, A e 0.


Le risposte della dottoressa sono esaustive e infinitamente interessanti, motivo per cui ho voluto dividere l'intervista in più puntate (come una pizza che non finisce mai, mai, mai)!
Nel prossimo post parleremo di: 
- Carboidrati a cena: fanno davvero così male?
- E' vero che dobbiamo eliminare lo zucchero?
- Cardio a stomaco vuoto: fatica inutile o metodo efficace?
E infine la risposta alla sempiterna questione: se mangio due proteine diverse nello stesso pasto, faccio piangere Gesù?



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22 commenti

  1. Dalla prima risposta è parso quasi che l’unico professionista affidabile nel campo "nutrizione" sia il medico. Ovviamente non è così. Esistono professionisti che anche se non laureati in Medicina svolgono il proprio lavoro in modo eccellente e rappresentano figure di riferimento altrettanto valide.

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    1. Ho pensato la stessa cosa! Con tutti i coach online e pt che ci sono in giro, sembra quasi che il male peggiore siano i biologi nutrizionisti... Io credo fermamente che sia la persona a fare la differenza, anche Dukan era un dottore (prima di essere radiato), ma sono sicura che ci sono nutrizionisti piu' competenti di lui! Basta farsi la guerra tra figure professionali, facciamo la guerra a chi non ha nessun titolo piuttosto!

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    2. Di solito non commento mai e seguo con piacere questo blog, ma mi sento profondamente ferita e condivido il pensiero di Roberta! Con tutti i personal trainer e coach online che ci sono, sembra che il male peggiore siano i biologi nutrizionisti! Io credo fermamente che sia la persona a fare la differenza, chissà quanti biologi sono piu' competenti di un Dukan, per dirne uno! Facciamo la guerra a chi non ha mai aperto un Lehninger piuttosto!

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    3. Concordo! Sicuramente il medico ha una conoscenza più ampia per quanto riguarda le patologie e, per questo, può occuparsi anche di pazienti che vogliono “curarle” attraverso l’alimentazione. Questo però non vuol dire che un biologo nutrizionista sia meno competente di un medico per quanto riguarda l’ambito alimentare al di fuori della patologia! Anche perché, altrimenti, perché si sentirebbe così spesso parlare di biologi nutrizionisti?

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  2. Ciao Roberta,
    Sinceramente penso che il medico sia la figura più autorevole alla quale affidarsi non solo relativamente alla nutrizione ma relativamente a qualsiasi dubbio o problema di salute. Esistono tanti esperti ma altrettanti (se non di più) ciarlatani e distinguerli nel marasma sembra impossibile.
    Se devo mettere la mia salute in mano ad un professionista, scelgo che abbia tutti i titoli per farlo. La dottoressa ha spiegato le differenze tra le figure (il dietista che non può prescrivere una dieta se non dietro prescrizione medica, il biologo nutrizionista non può richiedere esami) ma niente e nessuno impedisce ad una persona che ha tutti gli strumenti per scegliere, di andare da un professionista piuttosto che un altro.

    L

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    1. Ci mancherebbe, il messaggio che è arrivato però sembra diverso: "il biologo non può fare questo, il dietista non può fare questo...AFFIDATEVI AL MEDICO". In questo modo si rischia di creare allarmismi e sfiducia inutili in una realtà già confusa di suo. Tra l'altro i ciarlatani esistono anche tra i medici, ingegneri, architetti, infermieri. È assolutamente vero che il biologo non può fornire supporti terapeutici farmacologici tuttavia è risaputo che esistono protocolli nutrizionali adatti a pazienti con patologie,accertate dal medico, come iper e/o ipotiroidismo, endometriosi ecc.che vengono proposti proprio per aiutate a risolvere il problema. Scusami eh, ma sul serio dalla prima risposta sembra quasi che il dietista e il biologo contino zero.

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    2. Piccola specifica: il Dietista può lavorare anche in ambito ospedaliero, oltre la libera professione l'educazione alimentare e la ristorazione collettiva. Inoltre 'lavorare al servizio di un medico' si pare un tantino eccessivo: il Dietista lavora in autonomia nell'elaborazione della dieta, ciò che invece è compito del solo medico (qualsiasi medico, anche un ortopedico) è prescrivere la dieta al paziente ovvero rilevare la necessità di un percorso dietoterapico. Ma non c'è un rapporto di sottomissione del Dietista/Biologo Nutrizionista rispetto al medico. Inoltre nella frase 'non potrebbero prescriverti la terapia adatta' sottolineo che per terapia si intende la prescrizione di un farmaco, che è compito del medico. Non vorrei passare che un Dietista non sappia elaborare una dieta per patologia.

      Va bene che ognuno tira acqua al proprio mulino, ma attenzione che calpestare le altre figure professionali non è una buona strategia.

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  3. Ciao, sono curiosa di sapere se nelle prossime puntate verrà affrontato anche il tema: magri, come mettere massa senza ingrassare. Mi spiego meglio, dal momento che si é magri come mettere quei 2-3 chili in più di massa magra che rendono più tonici senza finire per mettere solo grasso e/o andare a peggiorare l'odiata ritenzione.

    Comunque grazie per queste interviste.

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  4. Buongiorno, non vorrei sbagliare ma la prescrizione di dieta non è prerogativa del medico? Non sono aggiornata in materia ma pensavo che ne'biologo ne'dietista possano 'prescrivere'una dieta.una prescrizione non sottintende una diagnosi atto solamente medico? Grazie mille, chiara

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  5. Grazie Lucia, e grazie alla Dott.ssa Bronzato per la vostra disponibilità e generosità; queste info sono davvero importanti.
    ...peccato essere distanti per un consulto.

    Elena

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  6. Sono d'accordo sul fatto che sia necessario affidarsi a figure "autorevoli", mi chiedo soltanto se la dottoressa Bronzato possa definirsi tale. La sola laurea in medicina non da le competenze necessarie per potersi dire in qualche modo esperti in nutrizione, per quello esiste la specializzazione ad esempio in Scienze dell'alimentazione e non mi sembra che lei l'abbia conseguita. Questo non vuole essere ovviamente un attacco personale alla giovane collega, quanto un modo per "denunciare" questa moda dilagante per la quale una volta usciti dalla facoltà di medicina ci si sente in qualche modo "tuttologi", quando il nostro ruolo prevede grande serietà e poco pressapochismo.

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  7. Buonasera, seguo la dottoressa Bronzato già su instagram da qualche tempo ed adoro ciò che pubblica ogni giorno. Trovo che questa parte di intervista sia piacevole ed interessante, ma a quando la "prossima puntata"? Sono impaziente :)

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  8. Cara Lucia,
    Sarà che sto studiando dietistica ma la presentazione della dottoressa riguardo alle figure professionali dell'alimentazione pare leggermente tendenziosa.
    Ti spiego.
    Sto appunto studiando per diventare dietista e questo consiste in un corso di laurea professionalizzante molto concentrato nel quale sono presenti ben 650 ore di tirocinio ospedaliero o in strutture della sanità pubblica sia al secondo che al terzo anno.
    Nonostante non sia una figura nata ieri quella del dietista è una figura difficile da inquadrare, ci provo con un esempio semplice.
    Se ti fai male ad un arto vai dal tuom edico di famiglia o al pronto soccorso dove verrai riindirizzato ad un medico ortopedico.
    L'ortopedico ti visiterà, ti segnerà tutti gli esami del caso per arrivare a formulare la sua diagnosi.
    Una volta fatta la diagnosi ti affiderà ad un fisioterapista che si occuperà della riabilitazione attraverso varie tecniche.
    Ecco per i dietisti è la stessa cosa.
    I dietisti sono i fisioterapisti dell'alimentazione (anzi sempre più spesso a differenza dei fisioterapisti hanno anche una laurea di secondo livello).
    Questo vuol dire che hanno un ruolo totalmente diverso da quello del medico, ma una volta che il medico ha fatto una richiesta è una diagnosi sono perfettamente in grado di agire da soli.
    Questo ovviamente non vuol dire che possono fare tutto da soli, come non possono i medici. Serve collaborazione, serve umiltà e serve la consapevolezza che non si può far tutto ne tutto da soli.
    Secondo la legge italiana sono professionisti qualificati nell' elaborazione dei piani nutrizionali i medici dietologi, i dietisti è i biologi nutrizionisti, in ogni caso bisogna aver cura che la persona a cui ci si affida sia aggiornata e competente nel nostro particolare problema è questo lo si può notare dal curriculum della persona che abbiamo davanti .
    Spero si sia capito il concetto e devo dire che mi sono davvero piaciute le altre risposte della dottoressa :*

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  9. Se un blog smettesse di screditare gli unici profili, oltre a quello del medico abilitati per legge, forse la salute dei pazienti sarebbe più tutelata. Il medico dietologo, quindi sei anni di medicina + scuola di specilita' di 4 é la figura più completa. Ma oltre alla completezza si parlare di competenze specifiche. Sul piano legislativo dietologo e dietista sono come fisatra e fisioterapista...voi andreste a fare della riabilitazione post traumatica da un fisiatra quindi? Senza contare che l'80% dei medici che fa diete non ha , non solo fatto la specialità, ma non ha neppure sostenuto esami specifici sull'alimentazione. Con lo stesso criterio state dicendo che in sala parto vorreste un oculista o non un'ostetrica e per fare della riabilitazione logopedica preferireste un urologo ad un logopedista.

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  10. Grazie Zit, ci sono molti spunti interessanti ;-)

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  11. Finalmente una che capisce qualcosa, che parla di scienza, di studi e statistica! Lodi, Lodi, Lodi!

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  12. Apprezzo molto questi due post, e soprattutto complimenti Lucia per essere andata "alla fonte", ossia esserti rivolta a una vera professionista per chiarire a te stessa questi punti... e grazie per renderne partecipi anche noi.
    Ci sono però due cose che non mi sono chiare e che mi tormentano da giorni:
    - ho capito che se mangio ceci, piselli ecc senza cereali non mi danno davvero vitamine. Ma qual è la quantità di cereali minima in proporzione? Quanto riso/pane/farro ecc devo abbinare ai legumi?
    - ma veramente un chilo di frutta e verdura al giorno? Fino ad oggi mi sono sempre considerata una buona mangiatrice di verdura (e un po' meno di frutta) ma sono ben lontana da un chilo al giorno, anzi, credo che una quantità così grossa mi creerebbe troppo "movimento"! Tu ci stai riuscendo? Mangi quindi circa 400 g a pranzo e 400 a cena? Al momento ne mangerò la metà, credo.

    Maria

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  13. Ciao Lucia!,

    Purtroppo c’è poca regolamentazione in Italia riguardo alle professioni legate alla nutrizione e concordo che ci siano parecchi ciarlatani, alcuni si vendono anche parecchio bene sui social, lucrando più o meno gravemente sulla salute delle persone.
    C’è da dire però(visto che parli tu stessa di ‘titoli’ ) che una laurea in medicina e chirurgia non fa di una persona un esperto in nutrizione.
    Se tutti i medici lo fossero, il mondo sarebbe molto meno malato. Invece ci sono medici che consigliano ancora diete in bianco e ti guardano in cagnesco se ammetti di non consumare latticini. E il calcio? Insomma ci siam capite.
    Solo per chiarire quello di cui stiamo parlando: nel corso di laurea in medicina e chirurgia l’esame in nutrizione è UNO. Per la legge questo è sufficiente perchè un neolaureato in medicina si definisca ‘Nutrizionista’ e pratichi come tale, mentre non ha effettuato nessun corso di specializzazione.
    Chiunque abbia un titolo di laurea sa cosa significhi aver svolto un esame solo in una specifica materia. Non so in cosa ti sia laureata tu, ma io, nonostante potrei legalmente insegnare Economia Politica per quel mio esame nel ‘98, mi guardo bene dal farlo per decoro e rispetto della società.
    Certo, si può approfondire da autodidatti, l’approfondimento personale può’ fare molta differenza ma non e’ sufficiente.
    Ci sono persone che studiano nutrizione per anni, e pur non è sufficiente perchè bisogna ricercare, aggiornarsi, specializzarsi, la nutrizione e’ un oceano, le patologie impattate molte. Insomma qualcosa da sapere c’è..
    Da quanto capisco leggendo il cv della dott.ssa Bronzato, lei è medico chirurgo specializzato in medicina estetica, nonostante sui social posti molto di cibo e nutrizione.
    Può essere senz’altro un professionista valido, non lo so, Però credo che, anche se legale, non sia corretto chiamarla nutrizionista, può essere fuorviante per molte persone che non spulciano i cv, e poco corretto nei confronti di chi Nutrizione l’ha studiata davvero, con o senza una laurea in Medicina alle spalle. E ti assicuro che ci sono bravissimi Nutrizionisti con solide basi di biochimica e fisiologia, nonostante non abbiano una laurea in medicina.
    Medici e nutrizionisti collaborano, supportando i pazienti per quel che gli compete. Prescrivere esami è una piccolissima parte del lavoro.

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  14. Ciao Roberta,

    Anche io voglio rispondere al tuo commento. Credo che tu non abbia letto con attenzione l'incipit del post. Il concetto e' che solo il medico puo' svolgere i compiti riservati alla professione del medico. Di conseguenza se tu hai bisogno di ottenere nello spefico quell tipo di prestazioni, ad esempio la prescrizione di una dieta o di in piano alimentare devi rivolgerti a in medico. Tu scrivi che "Esistono professionisti che anche se non laureati in Medicina svolgono il proprio lavoro in modo eccellente", non lo metto in dubbio, ma appunto svolgono il proprio lavoro, che non e' quello del medico. Il concetto non e' quello della professionalita' bensi' quello della competenza. Ciao, Valeria

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  15. Penso che tu non abbia capito il discorso di Roberta. Nessuno mette in dubbio che la figura del medico sia la più completa, quello che però non trovo giusto è sminuire figure come i biologi nutrizionisti! Non si tratta di “ciarlatani” come dici tu, ma di persone che conoscono bene la materia e hanno studiato 5 anni per poter esercitare questa professione. Stiamo parlando di persone competenti che, ovviamente, non possono curare patologie con l’alimentazione, come un medico nutrizionista, ma che comunque possono prescrivere percorsi alimentari al di fuori di quell’ambito. Personalmente, se non avessi una malattia, non mi farei problemi ad andare da un biologo nutrizionista piuttosto che da un medico nutrizionista, sono entrambe figure preparate e valide in ambito alimentare. Mi dispiace che si possa pensare il contrario quando dietro c’è stato del sacrificio e del duro lavoro! E per concludere: perché allora si sente così tanto parlare di biologi nutrizionisti?

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  16. Penso che tu non abbia capito il discorso di Roberta. Nessuno mette in dubbio che la figura del medico sia la più completa, quello che però non trovo giusto è sminuire figure come i biologi nutrizionisti! Non si tratta di “ciarlatani” come dici tu, ma di persone che conoscono bene la materia e hanno studiato 5 anni per poter esercitare questa professione. Stiamo parlando di persone competenti che, ovviamente, non possono occuparsi di curare patologie con l’alimentazione come un medico nutrizionista, ma che comunque possono prescrivere percorsi alimentari al di fuori di quell’ambito. Personalmente, se non avessi una malattia, non mi farei problemi ad andare da un biologo nutrizionista piuttosto che da un medico nutrizionista, sono entrambe figure preparate e valide in ambito alimentare. Mi dispiace che si possa pensare il contrario quando dietro c’è stato del sacrificio e del duro lavoro! E per concludere: perché allora si sente così tanto parlare di biologi nutrizionisti?

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  17. La dottoressa Bronzato dovrebbe specificare di essere attualmente un Medico Chirurgo iscritto all'Ordine dei Medici ma NON un medico nutrizionista in quanto non ha frequentato la specialistica dunque non è in possesso di specializzazione. La dottoressa riporta sul suo profilo instagram "Nutrizione Clinica": cosa,significa esattamente?

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